22 Nov 2017 diritti, kurdistan, perseguitati politici, rifugiati, sisma, solidarietà,
L’Agenzia Onu-Unhcr che si occupa del fenomeno mondiale dei rifugiati, vittime dei crescenti conflitti e persecuzioni politico-etniche-religiose, documenta la dimensione sconcertante dei “50 milioni di persone in fuga dai loro territori”.
Guerre e terrore, sopratutto dittature – spesso “amiche” dell’Occidente – che sconvolgono intere popolazioni.
Esodi di “rifugiati, esiliati, sfollati ed apolidi” che solo in parte – un milione circa – sono giunti in Europa.
Fra i tanti drammi decennali, c’è l’assedio di un popolo nel Kurdistan smembrato da quattro stati (Siria,Turchia,Iraq,Iran) autoritari o instabili, o al centro di guerre e terrore Jihad e poi Isis.
Visitando quelle comunità si vive in diretta il dramma di un popolo che storicamente ha radicato una cultura più laica, aperta alle sue diverse etnie che, nel governo delle municipalità pratica criteri democratici e di partecipazione, unici in quella vasta parte di continente mediorientale.
Tutto questo caratterizza la coesione sociale e solidità del popolo kurdo – ampiamente riconosciuto anche dall’Europa – unico argine, anche militare, alle invasioni del terrore islamista.
In questi ultimi anni, anche la Cgil modenese ha stretto il suo impegno diretto, nel sostegno concreto a progetti di cooperazione internazionale rivolti alle diverse comunità kurde:
– collaborando alla costruzione di un piccolo ospedale nel campo profughi kurdo di Mahmura nel nord Iraq, con anche il riutilizzo dell’attrezzatura sanitaria recuperata dalle ristrutturazioni post-sisma degli ospedali di Carpi e Mirandola;
– con raccolta fondi, grazie a sottoscrizioni volontarie, per l’invio ogni anno di 500 kg di medicinali nel Kurdistan siriano già liberato dall’Isis, in collaborazione con la Mezza Luna kurda in Italia;
– partecipando con orgoglio anche quest’anno – grazie all’adesione delle Categorie dei lavoratori e delle Leghe dei pensionati della Cgil di Modena – alla virtuosa iniziativa delle “adozioni a distanza” di famiglie di prigionieri o caduti kurdi, colpite dal regime di Erdogan, col primario obiettivo di mantenere a scuola le bambine ed i bimbi rimasti vittime.
La scorsa settimana abbiamo ricevuto l’elenco della quindicina di famiglie “adottate” dal nostro sindacato.
Sevgi, moglie di un condannato politico, con cinque figli.
Ayse, col marito in carcere per 36 anni.
Celik, col marito caduto nella repressione militare del villaggio.
Lutfie, col marito ucciso in carcere.
Kurt, mamma di un universitario condannato a dieci anni.
Hamdiye, vedova con sei figli,scacciata dall’esercito turco dal suo villaggio di Bismil. Stesso dramma per le famiglie di Rehime e Ylmaz.
Mansure, col marito costretto alla montagna ed il papà ucciso dai gendarmi.
Sirin, col marito condannato all’ergastolo.
Nazime, col figlio in carcere e figlia guerrigliera dopo l’uccisione della sorella in carcere.
Enise, col marito condannato a vita.
Adelet, violentata e torturata in prigione.
Lerzan, giornalista imprigionata lo scorso 2 novembre, ha accompagnato le nostre delegazioni per seguire in diretta i processi politici dello stato turco alle decine di sindaci kurdi.
Nomi e situazioni a noi vicini ed ai tanti modenesi che sostengono questi nostri progetti.
Famiglie, che dai loro figli che proseguono nel frequentare la scuola, imparano dove si trova Modena.
Nomi che facciamo conoscere grazie ad una giusta informazione, con l’augurio di poter allargare la già ampia e concreta adesione ai tanti progetti di cooperazione e solidarietà coi popoli costretti alla più dura resistenza, alla fame, alla fuga.
Franco Zavatti, Cgil Modena – Associazione “Verso il Kurdistan Onlus”
Modena, 22 novembre 2017