LA CGIL E IL SUO PATRONATO: ANCORA UN DECRETO VERGOGNA

30 Giu 2011

 

LA CGIL E IL SUO PATRONATO:

ANCORA UN DECRETO VERGOGNA

Ancora spot e ancora gli immigrati usati come capro espiatorio delle ansie di recupero del consenso perso da parte del governo e della Lega”. Così il Segretario Confederale della CGIL, Vera Lamonica, e il responsabile Immigrazione del sindacato, Pietro Soldini, avevano già commentato il Decreto-Legge 23 giugno 2011, n. 89 prima ancora che fosse ufficializzato, sostenendo che “la decisione del Consiglio dei ministri non risolve alcun problema e anzi aumenterà il contenzioso con l’Europa, con la Corte di giustizia e con la Magistratura poiché il decreto prende dalle direttive europee solo quei pezzi che inaspriscono senza ratificare integralmente l’impianto di garanzie che esse prevedono”. Per Lamonica e Soldini “non solo aumentare fino a 18 mesi la permanenza nei CIE è una misura intollerabile ma assumerla poi senza neanche porsi il problema del rispetto dei diritti umani in questi luoghi è scellerato. Peraltro – avvertivano – non è attraverso le espulsioni coattive che si aumentano i rimpatri, ma semmai attraverso le procedure conciliative dei rimpatri assistiti e volontari, come accade in tutta Europa: non a caso l’Italia in realtà statisticamente fa meno rimpatri di tutti gli altri paesi europei”.

Secondo i due dirigenti della CGIL “sarebbe ora di smetterla con la propaganda e affrontare i problemi per come sono realmente, a cominciare da una seria discussione in Parlamento sul recepimento delle convenzioni e delle direttive europee. Inoltre non è più rinviabile l’esigenza di rendere pienamente verificabile e trasparente lo stato dei CIE che rischiano di essere entità extraterritoriali, inaccessibili ad ogni forma di controllo democratico e luoghi – concludono Lamonica e Soldini – di assoluta detenzione e arbitrio”.

A decreto ufficializzato anche il patronato della Cgil, l’Inca, ha fatto sentire la sua voce. Morena Piccinini, Presidente nazionale dell’Istituto di assistenza, ha così commentato: “Non basta quanto ha già detto la Corte di giustizia europea che ha considerato l’inserimento del cosiddetto “reato di clandestinità” nella nostra legislazione incompatibile con la normativa comunitaria. Non bastano neppure le numerose sentenze favorevoli dei Tribunali con le quali sono state annullate le ordinanze dei Comuni contro gli immigrati.
E neppure è sufficiente l’ultima decisione del Tar del Lazio (del 27 maggio scorso) che impone l’annullamento di un provvedimento amministrativo con il quale è stata rifiutata la domanda di regolarizzazione (ex legge n. 102/2009) di un lavoratore domestico straniero, dando seguito alle recenti decisioni del Consiglio di Stato, sulla non ostatività della condanna per reato di clandestinità, ai fini di una regolarizzazione e del rilascio del relativo permesso di soggiorno”.

“Con una caparbietà – denuncia Piccinini-, degna di una cultura xenofoba, il Consiglio dei ministri del governo Berlusconi continua la sua estenuante battaglia contro i lavoratori immigrati, approvando un decreto che allunga la “permanenza coercitiva” nei Centri di identificazione e di espulsione da sei a 18 mesi”.

Sordo ai limiti del patologico – continua Piccinini -, questo governo si ostina a non considerare legittime le aspettative dei milioni di persone straniere presenti nel nostro Paese, che lavorano ogni giorno per assicurare cura e assistenza agli anziani e ai bambini italiani; che prestano la loro opera nei cantieri e nelle industrie, spesso, in condizioni ben lungi dall’essere rispettose delle normative contrattuali”.

Secondo la presidente del patronato della Cgil “per questo governo la risorsa immigrati è un male che va estirpato con ogni mezzo, quasi fosse una vera e propria crociata o peggio ancora un scontro di civiltà”.

Con l’inasprimento della “detenzione” di persone straniere nei Cie – insiste Piccinini – si vuole infliggere un altro colpo ai diritti, minacciando la stessa nostra democrazia e l’applicazione corretta dei dettami Costituzionali che impongono il rispetto verso coloro che fuggono dalle guerre e dalle miserie sperando in una vita migliore nel nostro paese”,

C’è un’Italia diversa e migliore – avverte ancora la Presidente dell’Inca – che farà di tutto perché i valori di solidarietà, di giustizia e di coesione sociale riprendano il cammino virtuoso nell’affermazione dei diritti fondamentali dell’uomo, bruscamente interrotto da queste controriforme. Anche in questo caso, l’Inca, insieme alla Confederazione e alle strutture di servizio e di tutela, intende andare avanti con azioni legali, class action e altro, perché l’Italia non disperda questo prezioso patrimonio che è l’immigrazione”.

PER APPROFONDIRE:

http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=1694&l=it

LEGGI ANCHE:

http://www.cgilmodena.it/un-decreto-legge-che-riconferma-le-scelte-di-sempre.html

http://www.cgilmodena.it/12521.html


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