LA CHIUSURA DEL CIE DI MODENA, DOPO QUELLO DI BOLOGNA, UN IMPORTANTE RISULTATO DELL'INIZIATIVA DELLA CGIL

14 Ago 2013 sciopero,

 

Con la giornata di oggi si dovrebbe completare lo svuotamento del Cie di Modena, a seguito della decisione assunta dal Prefetto di operare la chiusura della struttura per ragioni di ristrutturazione.

E’ un risultato importante, per ottenere il quale la Cgil si è battuta in questi mesi, insieme al rilevante impegno di Parlamentari e Istituzioni locali, delle Associazioni e del Garante regionale dei diritti dei detenuti. Tutti impegnati a denunciare le inaccettabili condizioni di gestione dei trattenuti e della struttura, oltre alle gravi problematiche riferite ai lavoratori alle dipendenze del Consorzio gestore, L’Oasi.

Una scelta maturata dopo il cambio ai vertici della Prefettura modenese, e perciò va dato atto al nuovo Prefetto Michele Di Bari di avere finalmente sbloccato una situazione da tempo giudicata insostenibile. Ma, soprattutto, frutto della lotta sindacale che le lavoratrici e i lavoratori hanno sostenuto, con 11 giorni di sciopero nell’ultimo anno, per la tutela dei loro diritti, ma anche per la tutela delle condizioni dei trattenuti. E’ grazie anche a loro, alla Funzione Pubblica e alla Cgil che il “caso Cie” di Modena è emerso.

In questa fase l’impegno prioritario della Cgil, insieme alla Categoria, sarà rivolto alla tutela delle lavoratrici e dei lavoratori che operano alle dipendenze del consorzio gestore: oltre all’accordo, già definito, relativo al ricorso alla Cig, rimangono da retribuire 3 mensilità arretrate, ed è bene che anche su questo vi sia l’impegno delle Istituzioni. Tanto più alla luce delle recenti notizie riferite alla decisione da parte del consorzio L’Oasi di cedere i propri crediti ad una società finanziaria, con il rischio che questo complichi la necessaria e imprescindibile tutela dei diritti di tutti i lavoratori interessati.

E’ notizia di questi giorni anche la decisione del Prefetto di Milano di stoppare l’affidamento dell’appalto al medesimo consorzio, ritenendo la Prefettura di Milano non congrua l’offerta di 29 euro giornalieri presentata da L’Oasi. La gara d’appalto di Milano mette per altro di nuovo in evidenza quanto da tempo denunciato dalla Cgil, e a suo tempo oggetto di un esposto alla Procura di Bologna, riferito alla insostenibilità della base d’asta indicata dallo stesso Ministero: quasi la metà della cifra minima necessaria per retribuire regolarmente i lavoratori e garantire la corretta gestione della struttura, in particolare per quanto attiene la condizione dei trattenuti, a partire da quella di natura igienico-sanitaria.

Rimane la positività di una scelta, quella relativa alla chiusura di Modena, seppure con motivazioni di natura temporanea, che per altro si aggiunge a quella analoga decisa per Bologna all’inizio del mese di marzo c.a. ed ancora in atto, seguita dall’annullamento della convenzione per inadempienze da parte del soggetto gestore, sempre il Consorzio L’Oasi.

Queste due chiusure debbono rappresentare l’occasione per una profonda riflessione sulla normativa vigente nel nostro paese sulla “identificazione e trattenimento, finalizzati alla espulsione coatta degli immigrati irregolari”. I Cie teoricamente operativi in Italia sono 13 e rappresentano l’esempio più negativo di come possa essere attuata tale procedura. Sono luoghi di cosiddetta “detenzione amministrativa”, nei quali vige una sorta di sospensione del diritto, dove il livello di civiltà e di rispetto dei diritti umani viene sostanzialmente meno.

La battaglia del movimento sindacale, a fianco di tante associazioni umanitarie ed impegnate sui temi dell’immigrazione, per chiudere i Cie, sostituendoli con procedure alternative, rimane un punto fermo ed il nostro obiettivo prioritario. La condizione attuale è quella di un’esplicita violazione di principi fondamentali della nostra Costituzione. Insieme a questo, la necessità di cancellare dalla normativa del nostro paese l’assurdo “reato di clandestinità”, per altro rappresentando l’Italia l’unico paese nel quale la Direttiva europea è stata interpretata in questo modo.

Quanto deciso in Emilia Romagna, con riferimento alle strutture di Modena e Bologna, può certamente andare in questa auspicabile direzione. Nel frattempo consideriamo quanto deciso un contributo a tenere alto il livello di civiltà in questa regione.

Cgil regionale Emilia Romagna

Camera del Lavoro di Modena

FP-Cgil regionale E.R. e MO

Centro Lavoratori Stranieri-Cgil Modena

Bologna, 14 agosto 2013

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