08 Ago 2019 cgil, crisi, crisi aziendale, crisi economica, crisi sociale, manuela gozzi,
“Il clima di sfiducia economica nel nostro Paese sta indebolendo anche il tessuto produttivo locale e quindi rendendo più fragile il mercato del lavoro”, è quanto dichiara la Segretaria Generale Manuela Gozzi. In questo quadro si innesta l’alto numero di infortuni che stiamo registrando (4 lavoratori solo negli ultimi giorni); dietro a tutto ciò c’è sicuramente la voglia di risparmiare in tutte le situazioni.
Anche l’utilizzo di lavoratori in appalto segue quest’ottica. Si scaricano sui lavoratori i costi della competitività economica, attraverso la compressione del salario e dei diritti e ormai nessun settore è immune: dal settore delle carni a quello metalmeccanico per arrivare al ceramico e al pubblico impiego.
Sono situazioni che il sindacato ha già vissuto, come nel caso delle ultime ore, quello della ditta Bellentani di Vignola. Il ruolo di chi appalta è determinante sia per la corretta applicazione contrattuale, sia per trovare la soluzione degli eventuali contenziosi, nonché per la responsabilità sociale che deve giocare.
È giunta l’ora di trovare soluzioni che siano di sistema, per evitare gli eccessi. Le controparti, aziende, associazioni di impresa e centrali cooperative, e la politica locale devono prendere atto che le attività “core” non sono appaltabili e che il Ccnl applicato non deve essere compatibile al mercato, ma all’attività prevalente che i lavoratori svolgono nel sito produttivo. La riduzione dei costi è l’obiettivo principale ed è in contraddizione con crescita, sviluppo, innovazione ed è anche per questo che il quadro che si prospetta alla riapertura delle fabbriche, dopo la pausa estiva, non è roseo.
L’analisi dei dati degli ammortizzatori sociali dimostra che a giugno 2019 c’è stato un incremento di circa 700.000 ore di CIG e contratti di solidarietà rispetto al mese precedente. Diverse aziende hanno ottenuto gli ammortizzatori per ristrutturazione aziendale, si teme però che al termine del loro percorso non riescano a ripristinare i livelli occupazionali precedenti. A queste si affiancano quelle aziende che, a causa di una cattiva gestione, sono a rischio chiusura o chiudono, come ad esempio, la Martinelli di Sassuolo.
Il quadro che si prospetta quindi è quello di un tessuto produttivo che si contrae a causa della perdita di tante piccole e medie industrie – che sono la tipologia portante nella nostra provincia. Ciò causerà un’importante perdita di posti di lavoro ed un impoverimento generale della struttura produttiva. Se confrontiamo i dati della CIG di quest’anno con la loro serie storica, possiamo vedere che ad oggi ci attestiamo sui dati del periodo “crisi”, con l’aggravante che oggi il fenomeno interessa un numero di aziende nettamente maggiore dato che sono cambiati i criteri di concessione degli ammortizzatori e si sono ridotti i mesi per cui la si può richiedere. Di questa situazione risentono particolarmente le aziende artigiane in difficoltà che, non essendo più supportate, sono state costrette a chiudere.
Infine poi ci sono i provvedimenti dell’attuale Governo, tra cui il Decreto Crescita ed il Decreto Sicurezza, atti che minano la coesione sociale. Manuela Gozzi quindi afferma che “si stanno indebolendo i diritti dei lavoratori, le regole per la salvaguardia e la sicurezza e si incrementano le forme di lavoro precario” – aumentano i contratti a tempo determinato ed il lavoro in somministrazione che vengono offerti per periodi sempre più brevi e con orari sempre più ridotti – “e si rendono sempre più ricattabili i lavoratori che vedono costantemente aumentare la propria povertà.”