18 Nov 2024 diritto all'aborto, giovanardi, manifesti, modena, pro choice, rete modenese pro choice,
Caro Giovanardi,
la rete Pro-Choice Modena è costituita da movimenti e associazioni che hanno a cuore la garanzia della salute riproduttiva e del diritto di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza per tutte le persone; inoltre afferisce anche al Coordinamento regionale Emilia Romagna per la tutela dei diritti sessuali e riproduttivi, coordinamento che è interlocutore delle istituzioni Regionali per ciò che concerne questi temi.
Per la Rete denunciare nel manifesto le registrate difficoltà di accesso all’aborto per la cittadinanza significa sintetizzare in un appello i dati ufficiali contenuti nella Relazione sull’interruzione volontaria di gravidanza in Emilia-Romagna nel 2023 (pubblicata nell’ottobre 2024): il 39,2% delle mediche e dei medici ginecologi, con un rapporto di dipendenza con l’azienda sanitaria regionale, è obiettore; questo significa che, sul nostro territorio, i presidi sanitari pubblici che erogano il servizio di I.V.G., che, Le ricordiamo, rientra tra i livelli essenziali di assistenza, non possono fare conto sul personale medico che obietta; un’obiezione che ha ricadute dirette sulle persone che richiedono l’aborto, costrette ad attendere anche fino a 3 settimane (nell’1,8% dei casi anche oltre) per vedersi garantito un diritto.
Ci preme puntualizzare che i dati italiani sono di gran lunga più sconfortanti, ma potendo, per quanto concerne il territorio nazionale, riferirci solo a valori ufficiali fino al 2021, visto che i successivi non sono ancora stati pubblicati, per rigore scientifico eviteremo di inerpicarci qui in un confronto su dati non parimenti aggiornati, anzi cogliamo l’occasione per sollecitare il Ministero della Salute nella produzione dell’ancora non pervenuta Relazione annuale sull’attuazione della legge 194/1978 per il 2023. Restiamo in attesa, intanto La invitiamo a consultare i report disponibili.
Oltre che dall’obiezione di coscienza, cui possono appellarsi personale medico e sanitario, l’accesso all’I.V.G. è anche ostacolato dallo stigma sociale e dalla colpevolizzazione istituzionale che colpiscono chi decide di non portare avanti una gravidanza indesiderata, così come dalla enorme difficoltà che si riscontra nel reperire informazioni sui servizi di I.V.G. sul territorio; a tal proposito ci tocca ricordare la tragedia recentemente avvenuta a Traversetolo, in provincia di Parma, sulla quale non diremo null’altro, ma che Lei rammenterà di certo. Pertanto, caro Giovanardi, non ci dica che non esistono ostacoli alla pratica dell’aborto perché quegli ostacoli ci sono e sono spesso staccionate belle alte, in alcune regioni sono addirittura muri di inaccettabile obiezione di struttura (vietata, peraltro, dalla legge 194/1978, che Lei cita, quindi conoscerà bene) e assurdo disonore familiare e sociale.
Infine, come lei ha ben intuito, affermare che “ostacolare l’aborto è violenza” in un manifesto che richiama la libertà di preghiera nei luoghi di culto, è anche un’opposizione (non scriva minaccia, caro Giovanardi, quel manifesto non minaccia proprio nessuno) alle maratone di preghiera tenutesi di recente (ripetutamente e prolungatamente) davanti al Policlinico di Modena. E, ci dispiace, non erano innocue ed estemporanee riunioni di persone devote, ma veri e propri sit-in, accuratamente programmati e corredati di richiesta di autorizzazione di occupazione di suolo pubblico alla Questura; il Policlinico non viene scelto a caso da chi si raccoglie per pregare esponendo al collo cartelli che riportano “preghiamo per la fine dell’aborto” come se fosse un luogo qualunque: il Policlinico, in qualità di presidio cittadino della salute per eccellenza, è il target dichiarato e le persone che vogliono accedere a I.V.G. rivolgendosi a chi fa il proprio dovere assicurando il servizio, sono le vittime designate del giudizio e del biasimo ideologico.
Come Lei saprà, in paesi come Spagna, Irlanda, Galles e Inghilterra è vietato dalla legge esercitare pratiche di dissuasione dal ricorso all’aborto nei pressi dei presidi della salute, e questo dovrebbe dirle qualcosa su quanto siano considerate moleste parole inopportune e preghiere non richieste, che vanno ben oltre il libero esercizio del culto.
Siamo in uno stato laico, retto da una Costituzione della quale anche lei apprezza la laicità, è vero, ma l’ostruzionismo nei confronti di una procedura sanitaria garantita dalla legge si concretizza in pratiche di deterrenza che assumono le forme più disparate: dallo svuotare di personale e fondi i consultori familiari, all’assumere personale obiettore, all’espressione di opinioni anti-scelta in luoghi sensibili oppure per bocca di chi dovrebbe predicare e praticare la compassione.
E per fortuna in Italia il peccato, grazie alle tante lotte del passato, non è più reato, altrimenti, caro Giovanardi, saremmo davvero fritt3.
Modena, 18 novembre 2024
Rete Pro-Choice Modena
Comunicato stampa di Carlo Giovanardi, 15.11.24

