28 Feb 2013 flai,
Sfruttamento, illegalità e il troppo diffuso fenomeno del ‘caporalato’ stanno mettendo in ginocchio l’occupazione nel settore agricolo, rendendo sempre più necessario ed essenziale l’intervento pubblico nel mercato del lavoro per togliere dalle piazze e dalle mani dei caporali il lavoro dell’industria agricola.
Per questo la Flai CGIL ha proposto nei giorni scorsi un luogo di coordinamento istituzionale presso le sedi pubbliche (Comuni, INPS, Centri per l’Impiego) per la gestione del collocamento, attraverso un efficace programma di prenotazione (assunzione e riassunzione), che regoli domanda e offerta di lavoro, anche con riferimento alle problematiche dei lavoratori migranti; un efficiente servizio integrato e flessibile di trasporto dei lavoratori da definirsi a livello regionale; un meccanismo premiale (finanziamenti, defiscalizzazione aliquote contributive, agevolazioni) per le aziende che vi ricorrono.
Quella dell’agroindustria è una situazione occupazionale drammatica testimoniata dall’alto tasso di irregolarità che ha raggiunto il 24,8% nel 2011. I lavoratori regolari sono circa un milione, mentre circa 400mila, soprattutto stranieri, sono “assunti” in nero dai caporali, sottopagati (20/30 euro per 10/12 ore di lavoro), hanno contratti irregolari e vivono in condizioni igieniche e abitative estreme. “Il lavoro sommerso – ha denunciato il Segretario Generale della FLAI CGIL, Stefania Crogi – pesa sul Pil del nostro paese per il 17,5% e il caporalato costa alle casse dello stato 420milioni l’anno: il Governo si dovrebbe concentrare su questi numeri”. Crogi ha ricordato come la proposta della FLAI CGIL di un intervento pubblico nel collocamento in agricoltura vuole essere, non solo un’occasione per ridare al lavoro dignità e diritti, ma anche uno strumento di lotta all’illegalità, “dobbiamo fare in modo che le imprese si rivolgano ai centri per l’impiego per reclutare forza lavoro e non più ai caporali”.