12 Apr 2012
Modena, 12 aprile 2012
L’autorevole intervento del professor Piero Innocenti alcuni giorni fa sulla Gazzetta di Modena, ripropone un’interessante riflessione sul grave fenomeno del caporalato: la forma più primitiva dello sfruttamento del lavoro e delle persone.
La conquista di una legge – solo pochi mesi fa – che introduce il reato penale di caporalato per chi “assolda e sfrutta” il lavoro di persone, spesso stranieri e clandestini, segna un positivo risultato parlamentare di una lunga battaglia condotta in prima fila dal sindacato – in particolare da quello degli edili/costruzioni – con la raccolta di decine di migliaia di firme e numerose iniziative di denuncia e sensibilizzazione patrocinate insieme al dottor Vigna, ex Procuratore Nazionale Antimafia.
Il prof. Innocenti osserva però che alle 350 segnalazioni pervenute nel 2011 a tutte le Procure della Repubblica, non sarebbe seguita una “esplosione” di numerose segnalazioni di sfruttamento nei mesi successivi per effetto della nuova legge.
La CGIL, che si è battuta per la sanzione del nuovo reato, è però altrettanto preoccupata da atteggiamenti e letture semplicistiche o arretrate di questa nuova e grave realtà di sfruttamento.
Il fenomeno di un “moderno” caporalato esiste eccome: e non solo nelle sue forme più estreme.
Ma sarebbe sbagliato e miope ricercarlo attraverso i “caporali” tipici della raccolta del pomodoro, lungo i marciapiedi o agli incroci delle periferie dei paesi del Mezzogiorno, che all’alba passano e caricano le decine di clandestini!Sarebbe come continuare a cercare, oggi e qui, i mafiosi con la coppola.
Il vero problema perciò è piuttosto “cosa e come si cerca”,per colpire davvero una piaga del moderno sfruttamento.
Le sue forme aggiornate hanno acquisito – sopratutto al Nord ed in Emilia – i connotati di una perversa modernità.
Il caporale da tempo non passa più davanti al porticato di Nonantola col pulmino, o davanti al Dadà di Castelfranco, ma gli basta “prenotare l’uomo” con l’invio di un semplice sms col telefonino.
Anzi, da noi non si chiama più neppure così: il caporale è il “new intermediario” o una “impresa” che, alla bisogna, somministra mano d’opera per lo stretto tempo necessario e a costi stracciati.
E’ così, ad esempio, per quella cooperativa spuria Boing che somministra circa 200 lavoratori sub-appaltati nelle aziende alimentari del modenese.
Lavoratori che a loro insaputa risultano “soci” della cooperativa (che così risparmia rispetto all’assunzione) ed iscritti a “fondi pensione aperti” assai anomali, capaci di occultare gli accantonamenti di Tfr, col rischio di irreparabili danni o frodi previdenziali e pensionistiche.
Con “retribuzioni” dell’ordine di 5-6 euro/ora (e non tutti in busta paga) per lavorare quando “ce n’è bisogno”, migliorando così di poco i trattamenti conosciuti a Rosarno.
O come in quell’autorevole “Cooperativa sociale” fasulla che fa lavorare un centinaio di stranieri, assunti dopo un lungo “apprendistato” da clandestini, pagati necessariamente in nero e poi messi in regola solo a tempo molto parziale, pur lavorando ben oltre il tempo contrattuale.
Situazioni già opportunamente segnalate e denunciate dai sindacati delle due categorie interessate.
Il vantaggio cinico di queste moderne forme di caporalato è che, quando “licenzi”, non hai il fastidio di vertenze sindacali e si risparmiano liquidazioni e l’arretrato in nero, che molto spesso non viene neanche liquidato.
Forme più evolute di sfruttamento sono peraltro diffuse nel nostro territorio e, pare, saranno solamente scalfite dalla cosiddetta riforma del lavoro presentata dal Governo in Parlamento.
Non dimentichiamo i circa 10.000 avviamenti al lavoro che ogni anno vengono fatti in provincia di Modena con la formula del contratto a chiamata intermittente o con l’associazione in partecipazione che, oltre alla paga bassissima, addossa alle lavoratrici (di donne spesso si tratta) le perdite dell’impresa.
Che fare allora? Più controlli ispettivi.
Rispetto alla notevole dimensione del problema, i controlli dovrebbero essere di più, ancor più efficaci e tra loro coordinati, recuperando così ingenti risorse fiscali e contributive evase, oltre a guadagnare in giustizia e dignità sociale.
Il rischio invece è che per il 2012 difficilmente si riusciranno a mantenere i 13.220 accessi ispettivi previsti nelle aziende e cantieri della regione, di cui 1.770 a Modena.
I tagli ministeriali non dovrebbero colpire in questa direzione, e invece non si potenzia il personale ispettivo, scarseggiano mezzi e benzina ed il Ministero del Lavoro chiude persino il sito Internet della Direzione Provinciale di Modena !
Positiva, invece, la nuova Convenzione fra Provincia,Guardia di Finanza e Questura di Modena,per combattere con maggior efficacia il lavoro nero ed irregolare.
Le Unioni dei Comuni dovrebbero inoltre creare nuclei dei Corpi di Polizia Municipale -opportunamente formati e specializzati – per allargare i controlli nei cantieri e nelle imprese, lasciando piuttosto alle altre forze di Polizia l’attività antidroga!
Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale