14 Ott 2021 appalti, barbecue due, castelfrigo, cooperative manodopera, false cooperative, flai, gazzetta di modena, guardia di finanza, illegalità, inchieste, irregolarità, ispezioni, settore carni,
L’inchiesta della Gazzetta di Modena di ieri, dal titolo “Il manager, lo sciamano e le pizzerie”, svela la ragnatela di società che stanno dietro Hernes Ferrari (“lo sciamano”) e Biagio Passaro (“il manager”), i due leader di #IoApro, il movimento di protesta nato da un gruppo di ristoratori e divenuto partito politico.
Biagio Passaro, 43enne originario di Santa Maria Capua Vetere, ora detenuto nel carcere di Poggio Reale con l’accusa di devastazione e saccheggio per l’assalto alla sede della CGIL nazionale del 9 ottobre scorso, si definisce direttore generale della “Regina Margherita Group”, una catena di pizzerie di proprietà di Giovanni Sorbo, coetaneo e conterraneo dei Biagio Passaro, per molti anni dirigente di cooperative di manodopera tra le quali la CMM Europea Trasporti, con presidente Domenico Melone, altro signore di società appaltatrici di manodopera utilizzate nel distretto delle carni e poi finite in liquidazione coatta amministrativa con debiti milionari verso l’erario (vedi il caso delle cooperative appaltatrici presso la Castelfrigo).
Questa notizia esce in contemporanea con quella del blitz dei Carabinieri per la Tutela Agroalimetare nell’ambito dell’inchiesta “Barbecue Due” dove la provincia di Modena spicca tra i territori con maggiori irregolarità proprio nel campo che dovrebbe contraddistinguerla, cioè la tipicità dei prodotti alimentari. Il blitz nei salumifici e nei prosciuttifici ha portato infatti alla luce migliaia di prodotti con le etichette non conformi rispetto alla provenienza della carne.
“L’inchiesta della Gazzetta di Modena e le recenti visite ispettive nel distretto delle carni modenese dimostrano che gli appalti ad alta intensità di manodopera sono irrimediabilmente focolai di irregolarità e illegalità – dichiara Marco Bottura della Flai/CGIL di Modena. Si tratta di un cultura diffusa che parte proprio dal lavoro in appalto e si diffonde nelle modalità di gestione aziendale. Gli appalti ad alta intensità di manodopera portano con sé queste storture e troppo spesso amministrazioni e istituzioni pensano che ci possa essere una possibile via di legalità in questi sistemi. Non si tratta di mele merce, ma di un sistema più o meno tollerato che neppure il rischio di mettere in crisi la qualità e la tipicità di un distretto alimentare sembra fermare. Se si vuole garantire la legalità e uno sviluppo sicuro per il territorio bisogna partire dal lavoro iniziando a vietare le forme più precarie e ricattabili come gli appalti di manodopera nelle industrie”.
Modena, 14/10/2021
In FOTO il presidio del febbraio 2018 della Flai e della Cgil di Modena contro i falsi appalti di manodopera in Castelfrigo