09 Mag 2017 immigrazione, lavoro nero, legalità, sfruttamento,
Modena, 9 maggio 2017
Casualmente ero nel bar del porto di Lampedusa a cento metri dal “cimitero” dei barconi quando ho ascoltato e vissuto l’avvio delle polemiche a seguito delle supposizioni del procuratore di Catania sulle presunte speculazioni delle ONG impegnate nel salvataggio dei profughi in mare.
L’amarezza e lo sgomento li ho visti, in diretta e in prima linea, negli occhi e nelle parole dei tanti volontari lì impegnati. Non solo da loro. Ma pure dalle più pacate perplessità di chi opera h24 sulle imbarcazioni della Guardia Costiera e della GdF, attraccate nel molo di fronte.
Nella prima linea di Lampedusa te lo dicono in tanti. Un grande malaffare organizzato certamente c’è -con dimensioni mafiose ed internazionali – per speculare largamente su vari aspetti “dell’affare migranti”: dal controllo delle partenze; ai mezzi di trasporto e imbarco; all’intercettazione dei tanti clandestini spinti a sfuggire ai controlli dopo l’arrivo, per organizzare o la prosecuzione del viaggio al nord, o il “lavoro” supersfruttato; fino al caporalato sempre più diffuso in nostre regioni e più settori produttivi; ecc…
Organizzazioni criminali che “riconvertono” rapidamente le loro tradizionali attività per inserirsi nell’utilizzo fiorente dei falsi documenti, al business delle assunzioni fasulle per assommare lavoro nero e truffe all’Inps.
Ma ancor prima delle ultime generiche ipotesi pubbliche del magistrato, è istruttivo leggere la recente Relazione 2016, rivolta al Parlamento, da parte dei Servizi di Informazione/intelligence.
E’ perciò vero che un’altra Procura, quella di Trapani, indaga verso una ONG tedesca che avrebbe “soccorso e caricato migranti” in acque libiche e senza aver ricevuto chiamate di soccorso.
Un caso concreto che se mostrerà illeciti andrà punito ma che, certo, non giustifica l’orrenda melina dei “taxi del mare”.
Utile ed istruttiva la lettura del 2° capitolo della relazione dei Servizi, appunto dedicato al “fenomeno migratorio”.
Solo alcuni sintetici richiami per sottolinearne la dimensione oggettiva, che aiuterebbe a spiazzare le tante speculazioni, accentuate in questi giorni:
– Migrazioni internazionali, fenomeno complesso e duraturo “legato a cause strutturali e non temporanee di guerre, instabilità regionali, povertà estreme, cambi climatici…”.
– L’Italia paga e riscontra “la sua posizione cruciale nel Mediterraneo, la crescita di interessi criminali ad alimentare il traffico dei migranti, le permanenti difficoltà dell’Europa a condividere…”.
– Esistono “strutturate reti di trafficanti contigui, se non interni, a milizie estremiste”.
– “L’organizzazione del traffico dalle coste libiche prevede l’impiego di natanti appena in grado di coprire piccole distanze marine, solamente utili alla intercettazione e al soccorso internazionale”.
– Sempre più necessario lo stretto controllo investigativo per “tracciare e scoprire i canali dei flussi finanziari legati a questo traffico umano”. Cioè il riciclaggio.
– Infine, l’allarme sul fatto che “…l’ingente flusso…sta portando ad incrementare lo sfruttamento dei migranti irregolari nei circuiti del lavoro nero“.
Come non condividere ? Sono considerazioni basilari anche per la quotidiana attività del sindacato !
I veri “taxi” ben organizzati sono in terra ferma, per sfruttare il lavoro clandestino e truffare uomini, fisco e società onesta, li vediamo e combattiamo come sindacati anche QUI !
Non passa settimana che le nostre cronache territoriali li raccontano.
L’ultimo “taxi” dell’altro giorno, con la coop fasulla di Anzola, il consulente truffaldino di Montefiorino ed il mediatore di Serramazzoni che accalappiava e riscuoteva da decine di clandestini, per organizzare false assunzioni, per falsi permessi di soggiorno ed incassare poi anche falsi licenziamenti dall’Inps.
E nella precedente settimana, ricordiamo l’inchiesta sui clandestini “schiavi del tessile“che però producono per prestigiosi marchi di moda, anche nel carpigiano, con una retribuzione (!?!) oraria di 1,5 euro. Un euro e mezzo l’ora !
Oppure, il duro caporalato e vergognoso sfruttamento venuto recentemente alla luce nei campi e negli allevamenti romagnoli, che si affiancano ai giri illeciti delle coop spurie nei macelli modenesi.
Oppure, grazie alle recenti operazioni della GdF di Modena, si aprono fascicoli giudiziari per truffe gravi, riciclaggio e reati di sfruttamento della immigrazione clandestina “…attraverso la costituzione di società ed ONLUS fittizie”. E come per le ONG, pure per le ONLUS, guai fare di un caso un fascio!
In questi mesi nelle nostre città si è tanto discusso di taxi abusivi. Sarebbe perciò molto utile discutere di più sul “che fare” contro il sistema ormai radicato dei “taxi della illegalità“, guidati da malfattori senza regolare patente, che spesso parlano i nostri dialetti, che operano intensamente in tutte le nostre province ai danni delle centinaia di sfruttati stranieri.
Anche qui da noi e sempre di più. Prendiamo ad esempio la provincia di Modena, anche se i dati sono del tutto simili in ognuna delle province emiliano romagnole: solo nell’ultimo anno abbiamo contato ben quindici denunce e casi giudiziari con reati direttamente riferiti a truffe/abusi/violenze/sequestri/ricatti, ecc… ai danni di immigrati e che vedono tra gli imputati molte decine di imprenditori, consulenti, prestanome, fiscalisti, ecc…
Snidarli e denunciarli è solo un lavoro delle forze dell’ordine? E’ solo terreno per le difficili vertenze sindacali? Urge una sede territoriale di confronto che analizzi a fondo e spinga ogni parte sociale a fare di più per prevenire.
Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil Emilia Romagna