LEGGE ANTICORRUZIONE DA APPLICARE PER INTERO. IL SINDACATO È MOLTO INTERESSATO

06 Nov 2013 sisma, sisma 2012,

Modena, 6 novembre 2013

Esattamente un anno fa il Parlamento approvava la ben nota “Legge anticorruzione”.
Se ne è parlato fin troppo, a proposito del comma n°64 del primo articolo che prescrive la normale incandidabilità ed interdizione da cariche pubbliche per i condannati a pene definitive.
Spenti i riflettori sulla giusta fuoriuscita dell’ex cavaliere che ci ha truffato fiscalmente per centinaia di milioni, occorrerà invece accendere l’attenzione ed un grande impegno sociale ed istituzionale, per l’attuazione del restante grande corpo di quella legge anche nei nostri territori.
La Cgil ed il ricco insieme dell’associazionismo sociale e civile, sono pienamente interessati al percorso attuativo dei numerosi passaggi previsti, per rafforzare le misure di trasparenza e legalità nella pubblica amministrazione.
Il sindacato, si considera inoltre direttamente coinvolto, anche per la forte rappresentanza di chi lavora negli uffici e servizi pubblici.
Prevenire la corruzione significa puntare su amministrazioni più efficienti ed eque, sconfiggendo l’inutile burocratizzazione spesso alleata dei sotterfugi ed illegalità.
La recente legge anticorruzione dovrà perciò introdurre modalità e controlli efficaci, senza sommare e moltiplicare procedure inutili.
E’ un rischio reale che va evitato, ma che resta dietro l’angolo.
Così come altrettanto reali ed attuali, sono i crescenti rischi e tentativi di corruttela individuali o organizzati.
Anche le recenti cronache emiliane e modenesi raccontano di inchieste e procedimenti giudiziari aperti in sanità, pubblica e privata, uffici dello stato, e in importanti appalti comunali: Serra, Carpi, Zocca, Castelfranco.
Un limite evidente della legge è che si occupa unicamente della corruzione che agisce a causa della complicità di dirigenti e funzionari pubblici.
Non si occupa dei “responsabili politici” delle Amministrazioni.
Allora una prima sfida va rilanciata.
Cgil sostiene la proposta di Libera ed Avviso Pubblico, tesa a convincere tutti gli amministratori pubblici dei territori, a sottoscrivere un codice etico.
Nella nostra provincia, oltre al Comune di Modena, le adesioni si contano sulle dita di una mano. La “Carta di Pisa” promossa da Avviso Pubblico va assunta diffusamente con convinzione, quale chiaro messaggio di onestà e volontà di trasparenza, di fronte ai cittadini elettori.

Tornando invece al merito della legge n°190, ogni Ente – compresi quelli modenesi – dovrà nominare un dirigente “responsabile della prevenzione” ed adottare un proprio “Piano Triennale anticorruzione” con significativi impegni per definire i “settori a rischio” a partire da appalti e contratti, adeguate forme di controllo e “rotazione” del personale, percorsi importanti di “formazione specifica” e modalità per garantire tutele al personale dipendente – oltre che ai cittadini – disponibili a segnalare casi di sospetta corruzione e/o conflitto d’interesse.
Tutto ciò, entro il prossimo gennaio 2014.
Un corpo, come si vede, di provvedimenti complessi, volti ad arginare e prevenire approcci ed episodi corruttivi o, ancor peggio, tentativi di avvicinamento malavitoso.
Resi ancor più attuali dal complesso intreccio di pratiche e concessioni, legate alle migliaia di procedure e contributi post-terremoto, per tenerci ben lontani dal vergognoso monito recapitatoci dalla Commissione UE sulla legalità dei fondi pubblici spesi male all’Aquila nel post-sisma.
Emerge il rischio, molto reale, di possibili raggiri organizzati e sovrafatturazioni fra le migliaia di lavori privati in via di accantieramento ed opportunamente segnalati.
Prevenzione e non burocrazia.
Una strumentazione necessaria, nelle mani dei nostri Enti territoriali, che potrà integrare l’importante attività del “pool anticorruzione” attivato con lungimiranza lo scorso anno dalla Procura di Modena e composto da quattro magistrati.
In questi mesi, le amministrazioni dei principali Comuni ed Enti pubblici modenesi hanno dato avvio ai provvedimenti già richiamati ed alla definizione dei propri Piani triennali, ponendo la nostra provincia tra le “più adempienti” sul piano nazionale (ad oggi, sono circa 2.500 i comuni, 48 le università e 63 le camere di commercio).
La Cgil rivendica un ulteriore passo qualificante, seppur non espressamente previsto dalla legge: istituire un tavolo provinciale di confronto per monitorare periodicamente l’efficacia reale delle nuove misure anticorruttive ed eventuali proposte migliorative.

Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale

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