14 Gen 2013
di Ciro Spagnulo
Ha avuto coraggio il giudice Edoardo D’Ambrosio, del Tribunale di Crotone, ad assolvere per “legittima difesa” tre stranieri accusati dei reati di danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale a seguito di una rivolta dell’ottobre 2012 nel Cie di Isola Capo Rizzuto. Ha avuto coraggio e ha scritto una sentenza storica. Ha detto forte, netto che la lesione dei diritti fondamentali nel Cie locale è tale da costringere alla protesta violenta. Il giudice non solo contesta la legittimità dei provvedimenti di trattenimento presso il Centro, che violano le norme comunitarie e nazionali, ma anche le condizioni di vita. “Dall’esame del fascicolo fotografico…”, scrive il giudice, “nonché dall’ispezione diretta dei luoghi, è risultato che gli imputati sono stati trattenuti nel Centro di Identificazione ed Espulsione “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto in strutture che -nel loro complesso- sono al limite della decenza, intendendo tale utile termine nella sua precisa etimologia, ossia conveniente alla loro destinazione: che è quella di accogliere esseri umani“. E verificato “che gli imputati non avessero altro strumento per difendere i loro diritti che quelli in concreto impiegati (ossia, la manifestazione di protesta nelle forme violente poste in essere)”, è costretto a prendere atto che gli imputati non avrebbero potuto fare altrimenti..
E’ da anni che si denunciano le condizioni di detenzione nei Cie e l’illegittimità dei provvedimenti di trattenimento. Nel 2012 la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato scriveva nel “Rapporto sullo stato dei diritti umani negli istituti penitenziari e nei centri di accoglienza e trattenimento per migranti in Italia” che i Cie, tutti i Cie, sono luoghi dove il rispetto dei diritti umani cessa. Ma nonostante le denunce nulla è cambiato. Riusciranno il nuovo parlamento e il nuovo governo a cancellare questa ed altre vergogne con una nuova politica sull’immigrazione? Noi continuiamo a sperare. E soprattutto a lavorare perché accada.