L'ESPERIENZA DELL'INTEGRAZIONE IN UN'INDAGINE TRANSNAZIONALE

14 Mag 2012

 

 

 

di Mohcine El Arrag

In Europa 3 immigrati su 4 sono o desiderano diventare cittadini nel loro Paese di residenza e ciòbcontribuisce a farli sentire più stabili, a ottenere un lavoro migliore e a facilitare l’accesso all’istruzione. Gli immigrati valorizzano molto i corsi di lingua e d’integrazione, che per molti significa anche un miglioramento dell’integrazione socio-economica. Gli immigrati, tanto quanto gli autoctoni, sono disponibili al voto o ad aderire a partiti politici e a sindacati; desiderano inoltre vedere una maggiore diversità in politica e sono favorevoli a votare in tal senso. Il ricongiungimento familiare migliora la vita familiare e aumenta il senso di appartenenza nella società ospite. Gli immigrati hanno una grande voglia di partecipare pienamente al mercato del lavoro nei loro paesi di residenza. Quelli che vivono in Italia (e in Portogallo) hanno più difficoltà a trovare lavoro e a imparare la lingua (con Portogallo e Francia) rispetto agli altri Paesi europei; ma sono anche tra quelli più impegnati rispetto alla partecipazione civica e politica.

 

Soni i principali risultati dell’Immigrant Citizens Survey (ICS), indagine transnazionale sui livelli di integrazione in 7 stati europei, tra cui l’Italia, condotta dalla Fondazione Ismu, dal King Baudouin Foundation e dal Migration Policy Group in collaborazione con ReteG2 – Seconde Generazioni. ICS è la prima indagine transnazionale, che valuta in che modo gli immigrati vivono l’integrazione in 15 città europee. Con ICS si è voluto verificare se le politiche di integrazione corrispondono alle speranze e alle esigenze degli immigrati regolari di prima generazione che vivono in Europa.

 

ICS è stato condotto all’interno di 7 paesi da ottobre 2011 a gennaio 2012. In Italia sono stati intervistati 797 immigrati (a Milano 397, a Napoli 400), nati al di fuori dell’Unione Europea. La maggior parte degli immigrati intervistati ha un’età compresa tra i 25 e i 39 anni. Per quanto riguarda lo stato giuridico, mentre un’ampia quota di immigrati a Napoli e Milano ha riferito di essere arrivata senza documenti (come anche a Barcellona e Madrid), nelle maggior parte delle città del Nord la maggioranza degli intervistati è arrivata attraverso il ricongiungimento familiare.

 

Di seguito pubblichiamo il dettaglio dei risultati italiani. 

 

OCCUPAZIONE

 

Mentre nel resto dell’Europa più della metà degli immigrati intervistati dichiara di lavorare per imprese private, Napoli risulta in controtendenza: qui più della metà dichiara di essere impiegata come persona di servizio o domestica (a Milano la quota scende a un quarto, a parità con Madrid). I paesi in cui è più problematico trovare lavoro sono il Portogallo e l’Italia (hanno avuto difficoltà dal 70 all’80% degli intervistati). Napoli e Milano sono le città europee in cui gli immigrati si sentono più sovraqualificati rispetto al lavoro che svolgono (agli ultimi posti troviamo Berlino, Liegi e Stoccarda). In Italia sono pochissimi (meno del 10%, rispetto a un terzo o un quarto nel

resto d’Europa ) gli immigrati che hanno chiesto di riconoscere ufficialmente le proprie qualifiche.

 

LINGUA

 

Il 60-70% di immigrati nelle città d’Italia, Portogallo e Francia hanno avuto difficoltà a imparare la lingua del posto. Il motivo principale è, come nel resto della popolazione, la mancanza di tempo nel 50% degli intervistati in Italia, e la poca motivazione nel 32%. A Milano però più del 30% degli intervistati ha cominciato o completato un corso di lingua o integrazione (a Napoli solo il 20%), contro il 45% di Lione e Parigi.

 

PARTECIPAZIONE CIVICA E POLITICA

 

La maggior parte degli intervistati se potesse voterebbe. In Italia una percentuale compresa tra il 70 e l’80% è disposta a votare. La percentuale più alta di chi pensa che sarebbero necessari più parlamentari con un background di immigrati si trova a Milano (quasi il 90%), seguita da Berlino e Napoli. L’Italia inoltre presenta le più alte percentuali di partecipazione tra gli immigrati alla vita civica, dopo il Belgio: a Milano il 14,6% degli intervistati è iscritto al sindacato (contro il 5,5% della popolazione locale); a Napoli addirittura il 3,2% dice di essere iscritto a un partito politico (in linea con la media nazionale che è del 3,7%). E’ Napoli la città europea dove gli immigrati hanno una maggiore conoscenza (più dell’80%) e partecipazione (circa il 20%) ad organizzazioni di immigrati.

 

RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE

 

In Italia la principale ragione per cui si rinuncia al ricongiungimento familiare è la mancanza dei requisiti. Il maggior problema riscontrato in Italia nel riunire la famiglia è stato l’ottenimento dei documenti. In Italia oltre la metà ha affermato che vivere assieme alla famiglia li ha aiutati a sentirsi più coinvolti nella comunità locale.

 

RESIDENZA A LUNGO TERMINE

 

Dopo una residenza di sei anni, più del 60% dei residenti stranieri a Milano (a Napoli meno del 40%) ha ottenuto un permesso di lungo termine, in linea con le città di Francia, Germania, Spagna e Budapest. La residenza a lungo termine ha fatto sentire gli immigrati più stabili, soprattutto in Italia (più del 75%).

 

SODDISFAZIONE NEI CONFRONTI DELLA PROPRIA VITA

 

Gli immigrati intervistati, su una scala da 0 a 10, hanno espresso il loro grado di soddisfazione in merito alla loro vita quotidiana. In Italia quelli che vivono a Milano sono soddisfatti della loro vita quanto la popolazione locale (6.5), a Napoli il valore scende a meno di 6. A Milano si ritengono molto più soddisfatti del proprio lavoro (più di 7) della popolazione locale (meno di 7); molto ottimisti sulla propria salute (quasi 8).

 

COMMENTI

 

Francoise Pissart della King Baudouin Foundation dice: “I risultati sono sorprendenti. Mentre il dibattito pubblico si concentra sui problemi di integrazione, questa indagine mostra un quadro diverso”.

 

Thomas Huddleston del Migration Policy Group commenta che “I risultati suggeriscono che esiste il potenziale per investire in corsi per l’integrazione, nel riconoscimento dei titoli di studio esteri e nelle politiche per la partecipazione politica. Dando voce ai migranti, l’ICS aggiunge valore al dibattito sulle politiche di integrazione”.

 

Gian Carlo Blangiardo, della Fondazione ISMU, sottolinea come “da questa ricerca emergano importanti contributi per cogliere le problematiche e gli aspetti differenziali dei percorsi di integrazione, tanto nei “tradizionali” quanto nei “nuovi” paesi di immigrazione. I risultati delle indagini ICS forniscono elementi di conoscenza e interessanti spunti di riflessione per politici e amministratori. Vengono messe in luce alcune aree di intervento con le quali ogni paese, e il nostro in primo luogo, viene ripetutamente chiamato a misurarsi: dal tema della sicurezza lavorativa, a quello dei contratti non in regola (più frequenti nell’Europa meridionale), sino alla mancata valorizzazione delle qualifiche formative e professionali, una realtà che gli stessi immigrati vedono spesso come quasi inevitabile. Dalle analisi esce la conferma delle ben note difficoltà legate alla lingua, ma affiora altresì l’ampia disponibilità degli immigrati a impegnarsi nell’apprendimento, così come il loro interesse ad avere maggiori opportunità sul fronte della formazione professionale. Ovviamente non mancano anche significativi risultati sulla persistente esistenza di ostacoli, per lo più burocratici, alla piena realizzazione del progetto migratorio e in tal senso uno degli ambiti più indicati è quello dei ricongiungimenti familiari. L’immagine di un’immigrazione generalmente intenzionata a radicarsi nella società di accoglienza è sottolineata dal forte rilievo assegnato, pressoché ovunque, al permesso di lungo soggiorno, cui si riconoscono importanti benefici sul piano del lavoro e dell’integrazione, e dal diffuso interesse per l’acquisizione di cittadinanza. Su quest’ultimo tema, i rilievi maggiori riguardano, come ben emerge proprio per l’Italia, i tempi e una certa discrezionalità da parte delle autorità; il tutto sommato alle difficoltà sul piano della documentazione e dei vincoli burocratici. In conclusione, questa esperienza di ricerca, svolta ascoltando la voce degli immigrati in una porzione

rappresentativa dello spazio europeo, trasmette segnali confortanti circa le condizioni di vita della popolazione e delle famiglie straniere, ma non manca di prospettare la necessità di nuove azioni concrete, sul piano normativo, organizzativo e culturale, per poter sempre più valorizzare e integrare una risorsa che, in termini di capitale umano, appare destinata ad essere assolutamente strategica per lo sviluppo del “vecchio continente”.

 

Mohamed Tailmoun, portavoce ReteG2 – Seconde Generazioni, dichiara: “È una ricerca importante che delinea in quale prospettiva andrebbe affrontata la questione dell’immigrazione, partendo da dati di realtà e con un approccio pragmatico, senza impostazioni ideologiche e propagandistiche. I risultati mostrano chiaramente che c’è un desiderio di cittadinanza e di partecipazione da parte degli immigrati e dei loro figli di cui la classe politica, specialmente in questa fase di crisi del vecchio continente, deve tenere conto”.

 

 

I risultati completi dell’ICS sono disponibili su www.immigrantsurvey.org. L’indagine è stata realizzata da 19 organizzazioni partner di 7 Paesi europei e co-finanziata dalla Commissione Europe, dalla King Baudouin Foundation, dalla Oak Foundation e dalla Calouste Gulbenkian Foundation.

Lo studio è realizzato dalla Fondazione Ismu (per l’Italia), dal King Baudouin Foundation, dal Migration Policy, con la collaborazione della ReteG2 – Seconde Generazioni. L’Immigrant Citizen Survey, condotto da ottobre 2011 a gennaio 2012, ha raccolto l’opinione di 7.473 cittadini regolari nati fuori dall’Unione Europea, in 7 Paesi (Belgio, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Portogallo e Spagna). E’ stato chiesto loro di valutare se le politiche e i programmi di integrazione sono utili, implementati, utilizzati, e se hanno un impatto sulla propria vita

 

http://www.ismu.org/upload/files/4faa7f8e4c4b6.pdf

 

http://www.immigrantsurvey.org/

 

 

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