11 Nov 2009
Questa mattina a Palazzo Giustiniani, di fronte alle Commissioni riunite Affari Costituzionali, Giustizia e Politiche Comunitarie del Senato, il ministro dell’Interno Roberto Maroni, valutando il Programma di Stoccolma, il documento con cui la Commissione europea affronta i temi dell’ordine pubblico e la sicurezza per i prossimi cinque anni,
ha parlato di scarso impegno della proposta svedese per quanto riguarda i controlli dei confini sud della Ue e un programma comune per i rimpatri. Maroni, che ha incontrato il 9 novembre a Tripoli il collega libico Younis al-Obeidi, ha inoltre ribadito alle Commissioni riunite che: «L’accordo con la Libia funziona, e bene. Le autorità locali hanno confermato di essere disponibili ad un dialogo più strutturato con l’Unione europea, a condizione che l’Unione mantenga l’impegno preso a cofinanziare il sistema di rilevamento satellitare dei confini meridionali del Paese, sistema che l’Italia già cofinanzia al 50%».
I flussi delle partenze, secondo quanto riferito da Maroni, si sono spostati verso est, verso il confine con l’Egitto. «I controlli via terra e via mare sono diventati così forti – ha spiegato – da indurre i clandestini a percorrere migliaia di chilometri in più nel tentativo di aggirarli: è per questo che le tre nuove motovedette che presto consegneremo alla Libia saranno dislocate proprio in quell’area».
Il ministro Maroni ha poi annunciato che entro un anno anche l’Italia si doterà di una banca dati del Dna. In questo modo il nostro Pese potrà mettere in atto i contenuti degli accordi di Prum a livello europeo. «Per quanto riguarda questo programma – ha spiegato Maroni – non esistono problemi di finanziamenti ma solo ‘tecnici’ legati alla privacy e al collegamento alle banche dati».