MAXI PROCESSO AEMILIA CON MAXI CONFISCHE PATRIMONIALI NEI NOSTRI TERRITORI. UNA MAXI SPINTA PER DEFINIRE PROTOCOLLI DI INTESA FRA TRIBUNALI ED ASSOCIAZIONI A SOSTEGNO DELLA GESTIONE SOCIALE DI QUEI BENI

15 Nov 2018 aemilia, confische beni, continuità produttiva, processo aemilia, protocollo, riutilizzo sociale beni confiscati, sequestri beni,

Ogni cittadino, ma sopratutto ogni istituzione locale ed ogni organizzazione rappresentativa del lavoro, dell’economia e dell’impegno sociale collettivo in questi nostri territori, dovrà ripartire da quanto ci insegna la recente maxi sentenza Aemilia.
Guai, all’errore di considerare quello storico evento giudiziario un “punto di arrivo”, perchè “giustizia è fatta”.
Una simile lettura superficiale riporterebbe la società di queste nostre province emiliane più direttamente coinvolte, a sottovalutazioni non più tollerabili, circa la realtà presente e radicata di una certa economia irregolare, illegale e malavitosa.
Illegalità, che pure la maxi sentenza ha riconfermato, e che si propone ed espande, parlando bene anche “i nostri dialetti“.
Esemplare, quasi scolastico, anche l’esempio modenese: i dieci nominativi in elenco dei condannati e/o oggetto di confische, sono composti da sei imprenditori di famiglia e storia modenese (B.Costruzioni Srl – Ios Srl – DueAenne Sas – Magnolia Srl – F.lli Gib. Srl ) mentre gli altri quattro hanno acquisito qui la residenza, provenienti da Cutro,Crotone…

Maxi numeri già chiaramente posti al centro dell’attenzione pubblica dai mezzi di informazione: 1.223 anni di reclusione per 120 condanne, 78 parti offese, 32 parti civili con risarcimenti consistenti, beni sequestrati per oltre 500 milioni.
Dopo i sequestri patrimoniali in via preventiva, fatti con l’avvio del procedimento Aemilia, la sentenza di condanna in primo grado di Reggio, dispone le maxi confische.
Il superlativo maxi è giustificato pure dalla lunga lettura della sentenza: delle 139 pagine totali, ben 96 sono occupate dai pesanti elenchi delle confische di aziende, quote societarie, beni immobili e mobili, terreni, conti bancari, ecc…

Partendo dalla considerazione, basata sui fatti, che vede la costante crescita sui nostri territori emiliano-romagnoli di operazioni investigative e giudiziarie sfociate in sequestri/confische di beni sottratti alla criminalità organizzata ed a pezzi di economia locale collusa e, purtroppo, collaborante con le mafie, è emersa con forza l’esigenza di darci “strumenti collettivi” in grado di sostenere e stimolare un vero ed efficace “riutilizzo socialedei beni confiscati.

E’ così partito, grazie anche al coordinamento fra tutti i soggetti istituzionali, sociali, sindacali ed imprenditoriali – rafforzato dalla legge regionale sul Testo Unico Legalità ed economia responsabile – un percorso concreto per definire Protocolli d’intesa fra le Presidenze dei nostri Tribunali e le Associazioni della rappresentanza sociale, per il sostegno concreto “alla gestione dei beni sequestrati e confiscati” nei nostri territori.
Grazie all’impegno regionale di Libera, delle confederazioni Cgil,Cisl,Uil ed il lavoro prezioso dalla Università di Bologna/Alma Mater Studiorum, si è giunti alla firma – già nel settembre 2017- del primo Protocollo col Tribunale bolognese (in allegato) e, successivamente, avviato ed in corso il confronto con i Tribunali di Reggio, Modena, Parma e Romagna.

Obiettivi concreti ed irrinunciabili sono, in primis, la salvaguardia e la continuità produttiva delle aziende strappate alle mafie (non quelle finte o di copertura, ovvio) coniugando la ripresa della legalità, col rispetto dei diritti e dignità di quei lavoratori coinvolti.
Ancora, sostenere il celere ed efficace riutilizzo sociale dei tanti immobili e dei terreni agricoli oggetto di sequestro.
In tal senso, i Protocolli in discussione prevedono la massima collaborazione delle Associazioni economiche e sindacali con le autorità dei Tribunali, per facilitare percorsi e soluzioni utili nelle gestioni ed assegnazioni dei beni.
Questa è la direzione su cui proseguire ed accelerare, specie dopo il notevole allargamento dell’entità dei beni confiscati con le sentenze Aemilia (definitiva nel rito abbreviato e di primo grado nel percorso ordinario).

Questa è la strada necessaria, civile e partecipata.
Certamente, una strada diversa ed opposta a quella indicata dall’art. 36 del Decreto Sicurezza del Governo, che amplifica la possibilità di “vendere a privati i beni confiscati” !
Un rischio evidente, e da evitare assolutamente, che può rimettere nel circuito dei clan attraverso loro prestanome, il riacquisto col riciclo patrimoniale.

Franco Zavatti, Cgil Modena/Coordinamento legalità Cgil regionale Emilia Romagna

 

Modena, 15/11/2018

 

Protocollo per la gestione dei beni sequestrati e confiscati, Tribunale di Bologna (pdf)

Intervista a Franco Zavatti su TRC 19.11.18

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