11 Mar 2011
MENTRE IL GOVERNO ANNUNCIA UN TESTO DI AGGIUSTAMENTO DELLA DIRETTIVA RIMPATRI, GLI AVVOCATI PENALISTI DICONO: “VA APPLICATA”
Il Governo proprio non digerisce la “direttiva rimpatri”. Il sottosegretario al ministero dell’Interno Alfredo Mantovano, che sulla questione era già intervenuto di recente, in un’intervista a ‘Libero’ annuncia il varo di un testo applicativo per renderla compatibile con la disciplina italiana: “non possiamo”, ha detto, “restare spettatori di fronte allo stravolgimento della Bossi-Fini”, ed attacca la magistratura, “una fetta” della quale “ha provato a ridimensionare la portata dei provvedimenti in materia di immigrazione e a impedire la piena operatività. In Italia”, ha aggiunto, la direttiva Ue è entrata in vigore il 24 dicembre scorso senza essere stata recepita con le norme di aggiustamento. In questo vuoto si è infilata la frangia più ideologizzata delle toghe”.
In realtà il Governo ha scelto l’inadempienza verso le norme sovranazionali perché diametralmente opposte a quelle introdotte con il pacchetto sicurezza, e questa inconciliabilità spiega anche il ritardo del varo del “testo applicativo” più volte annunciato.
A sottolineare l’inconciliabilità tra le regole europee e quelle italiane è anche l’Unione delle Camere Penali, che in un documento del suo Osservatorio Europeo dedicato alla direttiva scrive che tale contrasto non può che risolversi a favore delle regole sovranazionali.
Per gli avvocati penalisti l’Unione Europea “bilancia e coniuga l’efficienza della procedura di rimpatrio con il rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo, primo fra tutti quello alla libertà personale”, al contrario di quanto prevede la Bossi-Fini, che viene seccamente bocciata.