11 Feb 2013
di Ciro Spagnulo
Attraversiamo una crisi economica terribile e i soliti problemi, dal lavoro alla giustizia alla scuola, peggiorano. Ma la campagna elettorale se ne occupa appena. Una parte dello schieramento politico predilige l’insulto al dibattito e riesce ad imporlo come notizia, complice un sistema informativo incapace di inchiodare i politici ai contenuti. Tra i temi assenti dalla campagna elettorale vi è la questione del Mezzogiorno, questione negletta negli ultimi due decenni per la presenza sulla scena politica del leghismo e per la stessa incapacità del Sud di porlo all’attenzione del dibattito nazionale. Ma questione che non cessa di esistere solo perché la si rimuove, e che rischia di travolgere l’intero Paese. Segno della gravità che sempre più la contraddistingue è il numero crescente di coloro che ogni anno decidono di lasciare il Mezzogiorno per andare a vivere nel Centro-Nord. Nel 2011, ultimi dati Istat, sono stati 112 mila.
Secondo i dati del Check-up Mezzogiorno pubblicato da Confindustria e SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, “tra il 2007 e il 2011 il PIL del Mezzogiorno, in termini reali, ha subito una riduzione di quasi 24 miliardi di euro (-6,8%); più di 16 mila imprese hanno cessato di esistere (0,9 % del totale imprese del Sud) sebbene siano aumentate le società di capitali (+7.400 solo nell’ultimo anno). ll numero di occupati si è ridotto di circa 330 mila unità (quasi la metà della riduzione ha interessato la sola Campania) e il tasso medio di disoccupazione dei primi due trimestri nel 2012 è salito al 17,4% rispetto al 13,6% registrato nello stesso periodo del 2011, anche per effetto dell’aumento delle persone in cerca di lavoro”.
L’economia del Mezzogiorno e’ ancora nel mezzo della ‘tempesta perfetta’ e i principali indicatori sono ancora ben al di sotto dei livelli pre-crisi, sintetizza il check-up.
Colpisce poi come un pugno nello stomaco l’ultimo rapporto Svimez: “In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2011 ha confermato lo stesso livello del 57,7% del valore del Centro Nord del 2010. In un decennio il recupero del gap è stato soltanto di un punto e mezzo percentuale, dal 56,1% al 57,7%. Continuando così ci vorrebbero 400 anni per recuperare lo svantaggio”.
Le maggiori difficoltà che da alcuni anni vive il Mezzogiorno vanno ben oltre la congiuntura. Nascono anche dalle scelte politiche. Le ultime quattro manovre hanno avuto effetti maggiori, e gravissimi, per le aree meridionali. “Il maggior impatto sulle aree deboli deriva dal fatto che sono state soprattutto tagliate le spese in conto capitale sia per trasferimenti che per investimenti. …basta considerare che il Sud conta per il 34% della popolazione e ha un Pil pari al 23%, mentre la riduzione della spesa per investimenti è stata in quest’area pari al 54% dei tagli totali in conto capitale. …Se invece che puntare sul taglio degli investimenti le manovre avessero privilegiato altre strade, il Sud avrebbe segnato 1,7 punti di minor caduta del Pil”. (Adriano Giannola, Presidente Svimez).
Proprio dalle scelte politiche occorre ripartire per rovesciare le tendenze attuali, e dalla consapevolezza che le sorti del Paese e le sorti del Sud sono intrecciate.
NEGLI ULTIMI VENTI ANNI 2,5 MILIONI GLI EMIGRATI DAL SUD
L’Italia continua a presentarsi come un Paese spaccato in due sul fronte migratorio: a un Centro-Nord che attira e smista flussi al suo interno corrisponde un Sud che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla. Accanto ai trasferimenti permanenti di residenza anagrafica, vi sono i cosiddetti pendolari di lungo raggio, che fisicamente lavorano e vivono per buona parte della settimana al Centro-Nord, ma che mantengono casa e famiglia al Sud.
Negli ultimi venti anni sono emigrati dal Sud circa 2,5 milioni di persone, oltre un meridionale su dieci residente al Sud nel 2010.
Nel 2010 da tutto il Sud sono espatriati 10.800 meridionali, contro gli oltre 28mila del Centro-Nord. Si sono diretti soprattutto in Germania, quasi uno su quattro (23,8%), Svizzera (13,5%) e Gran Bretagna (11,7%). Meno della metà, circa 4.500, sono under 40. Solo uno su dieci è laureato (1.245).
I laureati meridionali diretti al Centro-Nord sono nel 2010 il 23% del totale, più che raddoppiati in dieci anni.
http://www.astrid.eu/Mezzogiorn/Documenti/Speciale-check-up-Mezzogiorno.pdf
http://www.svimez.info/svimez/rapporto/rapporto_materiali/2012/rapporto_2012_sintesi_stampa.pdf