MODENA/STRANIERI, IL RISCHIO SOTTOVALUTATO. INDAGINE SU UN CAMPIONE DI LAVORATORI EDILI DELLE PROVINCE DI MODENA E BOLOGNA

26 Mag 2009

   Pubblichiamo ampi stralci di un resoconto sulla ricerca “La percezione del rischio in lavoratori edili di diverse etnie” pubblicato sul primo numero del 2009 del periodico della Scuola Edile di Modena “Progetto Sicurezza in edilizia”. La ricerca è stata presentata a febbraio in un seminario che la Scuola Edile ha organizzato con l’Azienda Usl.

 
IMMIGRATI RISCHIATUTTO

   I lavoratori edili stranieri non hanno paura di contrarre malattie professionali o di infortunarsi seriamente anche se, nonostante siano giovani, il 20 per cento di essi ha già subito un infortunio sul lavoro; ritengono che la formazione e l’informazione siano fondamentali per lavorare bene e vedono il capocantiere come la figura di riferimento.
   Sono le conclusioni della ricerca su “La percezione del rischio in lavoratori edili di diverse etnie” condotta su un campione di occupati nell’edilizia nelle province di Modena e Bologna.

   Il settore delle costruzioni è caratterizzato da una forte presenza di lavoratori di diverse etnie. Dai dati delle Casse Edili di Modena si evince che in determinate categorie professionali il rapporto percentuale degli stranieri sul totale occupati ha superato il 50 per cento.

   A questo dato si affianca un maggior tasso di incidenza infortunistica tra i lavoratori stranieri rispetto al tasso medio degli occupati. Nel 2007 gli infortuni stranieri denunciati all’Inail sono stati in tutta Itala 140 mila (174 mortali). Nel solo settore delle costruzioni sono stati denunciati 20 mila infortuni, di cui 39 con sito mortale. Le comunità straniere più colpite risultano Marocco, Romania e Albania. Rispetto al 2004, gli infortuni a lavoratori stranieri nel 2007 sono cresciuti del 17 per cento, mente nello stesso periodo quelli dei lavoratori italiani sono calati del 10 per cento.

   Perchè gli stranieri si infortunano più frequentemente e, spesso, anche più gravemente degli italiani? E’ questa la domanda a cui cerca di rispondere la ricerca sulla percezione del rischio tra gli stranieri, realizzata da Fabrizio De Pasquale, del Spsal dell’Ausl di Modena. L’indagine, che consiste in un questionario e foto di situazioni reali in cantieri, è stata condotta con la collaborazione delle Scuole Edili di Modena e Bologna. Sono stati intervistati 248 lavoratori edili (138 stranieri e 110 italiani). Gli stranieri erano 32 rumeni, 25 pakistani, 19 tunisini, 18 marocchini, 18 albanesi e 26 di altre nazionalità.

   Il profilo medio del migrante osservato è quello di una persona giovane (età media 34,7 anni); la metà del campione si trova in Italia da più di cinque anni, ma lavora in edilizia da meno; possiede un grado di istruzione medio-alto (il 56 per cento è diplomato o laureato); ha lasciato la famiglia nel proprio paese d’origine. Il 70 per cento dichiara di svolgere mansioni di basso profilo tecnico (manovale, muratore o carpentiere), generalmente insieme ad altri connazionali o stranieri. Il 48 per cento ha già subito un infortunio, capitato nel 70 per cento dei casi in Italia.

   Ad eccezione dei pakistani, la generalità dei lavoratori, sia italiani che stranieri, ritiene che il suo lavoro sia pericoloso. L’88 per cento dei marocchini ha paura di farsi mal sul lavoro, oltre la metà degli stranieri teme di perdere il posto a causa di un infortunio o di una malattia professionale. Oltre il 90 per cento (a parte i marocchini, fermi al 50) è convinto di sapere bene quali rischi corre sul lavoro e come evitarli. Tuttavia, messi di fronte a 19 foto che mostrano situazioni reali di cantiere in ordine di pericolosità decrescente (dal rischio di caduta dall’alto al rischio ergonomico), gli stranieri hanno totalizzato il punteggio più alto nel giudizio di rischiosità complessivo.

   Questo sembra rivelare che i lavoratori stranieri non percepiscono esattamente i rischi che affrontano nei vari scenari lavorativi in cui possono trovarsi.

   Attribuiscono tutti grande importanza alla formazione, ma preferiscono che i rischi siano comunicati a voce dal capocantiere.

   Quanto al perchè non si rispettano le regole, al primo posto c’è la fretta (41 per cento delle risposte), seguita dalla distrazione e dallo scarso interesse.

   La grande maggioranza dichiara di capire e parlare bene l’italiano e, contrariamente agli italiani, di non provare fastidio a indossare in caso di necessità anche i dispositivi di protezione individuale. Tuttavia il 7 per cento giudica “coraggioso” chi lavora senza. Per fortuna l’82 per cento ritiene che rispettando le regole della sicurezza si possano evitare gli infortuni.

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