14 Gen 2013
di M. Elisabetta Vandelli
Secondo i dati più aggiornati di fonte OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), sono tra 100 e 140 milioni le bambine, ragazze e donne nel mondo che hanno subito una forma di mutilazione genitale.
L’Africa è di gran lunga il continente in cui il fenomeno delle MGF è più diffuso, con 91,5 milioni di ragazze di età superiore a 9 anni vittime di questa pratica, e circa 3 milioni di altre che ogni anno si aggiungono al totale.
Per porre fine a questa pratica che, oltre a comportare gravi conseguenze fisiche e psicologiche nell’immediato e a lungo termine, rappresenta una palese violazione dei diritti umani fondamentali delle donne e delle bambine, l’ ONU ha approvato, il 20 dicembre 2012, una risoluzione contro le mutilazioni genitali femminili, ratificando il testo proposto da 54 Stati africani.
La risoluzione ONU richiama gli stati membri ad introdurre un’adeguata legislazione che protegga le vittime di tale pratica e ne prevenga il perpetrarsi, anche attraverso misure punitive, e rappresenta il primo documento dedicato specificamente a tale tema.
E’ stato presentato dal gruppo dei Paesi africani con il sostegno dell’Italia, ed è stato approvato in sessione plenaria per consenso, senza discussione ed emendamenti al testo, a testimonianza dell’ampio accordo politico che è alla base del dispositivo. La risoluzione non ha valore vincolante, ma il fatto che sia stata accettata all’unanimità comporta un peso morale e politico non indifferente.
MGF. LA SITUAZIONE IN ITALIA
Secondo dati diffusi a febbraio in occasione della Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili dall’Albero della Vita onlus, sarebbero 93 mila le donne a rischio in Italia, 7.700 delle quali bambine, nonostante la legge vieti questa pratica (legge n.7 del 2006).