30 Gen 2014
Il naufragio del 20 gennaio in Grecia (ne parliamo in prima pagina) è il primo incidente del genere nel 2014, scrive in una nota l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNCR), e l’ultimo di una lunga serie di tragedie nel Mediterraneo, che coinvolgono persone in fuga via mare verso l’Europa.
“Le traversate irregolari del mar Mediterraneo generalmente coinvolgono flussi migratori misti di migranti e richiedenti asilo, tuttavia, a causa dei conflitti in Siria e nel Corno d’Africa è stato registrato un aumento delle morti di persone in fuga da guerre e dalle persecuzioni”. L’UNHCR “ha esortato l’Unione Europea e ad altri governi a collaborare per ridurre il numero di morti di persone che intraprendono queste pericolose traversate nel Mediterraneo e nelle altre principali frontiere marine del mondo, continuando a rafforzare le operazioni di ricerca e soccorso ma anche attraverso la creazione di canali di migrazione legale alternativi a questi pericolosi movimenti irregolari”.
Nel corso del 2013 sono stati quasi 45.000 i migranti che hanno rischiato la vita nel tentativo di raggiungere le coste italiane e maltesi, informa l’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni). Oltre 42.900 sono sbarcati in Italia, 2.800 a Malta. Si tratta del numero più alto di arrivi registrato nei due paesi dal 2008 (ad eccezione dell’anno della crisi libica, il 2011). In Italia, le donne sbarcate sono state oltre 5.400, mentre i minori oltre 8.300 (5.200 non accompagnati). La maggior parte degli sbarchi ha interessato Lampedusa (14.700) e il territorio siracusano (14.300).
Quest’anno i flussi migratori hanno registrato un aumento del numero di persone in fuga da guerre e regimi”, afferma José Angel Oropeza, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento OIM del Mediterraneo*, “La maggior parte dei migranti arrivati via mare in Italia sono stati infatti siriani (11.300), eritrei (9.800) e somali (3.200). Tutte persone costrette a lasciare il proprio paese e che, secondo la normativa italiana e internazionale, hanno diritto a ricevere protezione in Italia.”
“Come abbiamo già affermato più volte, la vera emergenza del Mediterraneo è rappresentata dal numero di migranti che continuano a perdere la vita in mare o di cui non si hanno più notizie. Tra le questioni umanitarie ancora da risolvere va inoltre ricordata quella relativa al riconoscimento dei corpi dei naufragi dello scorso ottobre”.
Si calcola che siano oltre ventimila le persone morte negli ultimi venti anni nel tentativo di raggiungere le coste italiane. 2.300 nel 2011, circa 700 nel 2013. “Troppi morti, troppe speranze naufragate nel lembo di mare che divide il nord Africa dall’Europa”, commenta Oropeza.
E’ proprio di questi giorni il messaggio lanciato da Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato – celebrata il 19 gennaio dalla Santa Sede – che ha sottolineato come migranti e rifugiati non sono pedine sullo scacchiere dell’umanità. Si tratta di bambini, donne e uomini che abbandonano o sono costretti ad abbandonare le loro case per varie ragioni… ”
“Purtroppo”, sottolinea Oropeza, “in questi anni le notizie delle vittime di questa fuga da guerre, persecuzioni, povertà e fame sono diventate quasi un’abitudine, un mero calcolo, un dramma spesso ‘ovattato’ da statistiche e lanci d’agenzia. L’urgenza, sempre più impellente, è di cercare di capire come evitare che le persone muoiano solo perché vogliono vivere meglio, affinché migrare non sia più un pericolo, ma un viaggio sicuro, affinché non sia più un obbligo, ma una scelta.”