22 Mag 2009
“L’Europa e l’Italia devono passare in materia d’immigrazione da una logica di sicurezza e contenimento a una di sviluppo e d’integrazione, il che significa prendere atto dell’aumento della mobilità, anche di quella umana, in andata e in ritorno”. E’ quanto scrive nell’ultimo rapporto di Nomisma Alessandro Politi. “La mobilità, e non la chiusura, è un elemento da favorire nell’ambito di un disegno strategico di integrazione, come del resto l’Unione Europea ha ben introiettato” aggiunge Politi. “Contrariamente alle voci, la costruzione di percosi di mobilità aperta, lungi dal mettere a rischio la sicurezza, è un mezzo importante per combattere l’illegalità, fatta per la stragrande maggioranza di persone a cui è scaduto il permesso di soggiorno e che temono, andandosene, di non poter riavere accesso alle opportunità di lavoro in Europa, più che da quel 25% circa di clandestini sbarcati al mare”.
Politi si sofferma anche sul fenomeno della tratta: “Mentre in Italia esiste un monitoraggio abbastanza efficiente dell’immigrazion clandestina, il crimine della tratta, pur ricompreso nel più vasto fenomeno del traffico di clandestini, è ancora sottovalutato come elemento di rischio posto dal crimine organizzato nazionale e internazionale e non dispone di stime ufficiali quanto a fatturato criminale e riciclaggio in altre attività”.
“La moderna tratta degli schiavi” e “Migrazioni e competitività nella globalizzazione nel Mediterraneo”, a cura nell’ordine di Gianluca Ansalone e Anna Lucia Colleo, sono tra i temi proposti dal rapporto, come sempre ricco e stimolante.