31 Mar 2012
Secondo un rapporto presentato nei giorno scori all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, frutto di un’inchiesta durata 9 mesi, sono anche l’Italia e la Nato i responsabili della morte dei 63 migranti che nel marzo del 2011 avevano cercato i fuggire dalla guerra in Libia su un’imbarcazione poi rimasta alla deriva per 15 giorni. Sarebbe stato dovere dell’Italia e della ato lanciare le operazione di coccorso, ma non lo fecero. “Il j’accuse del Consiglio d’Europa conferma quanto avevamo gridato ai quattro venti durante la cosiddetta emergenza Nord Africa cioè che il Governo Berlusconi, con la sua politica dei respingimenti in mare, si è macchiato di orrende violazioni dei diritti umani.” Così Jean René Bilongo, dell’Ufficio Immigrazione CGIL nazionale, commenta la notizia dell’approvazione, da parte del Consiglio d’Europa, del rapporto.
“Gli autori – continua Bilongo – dovrebbero quantomeno fare atto di contrizione per le loro sciagurate scelte. Questo ennesimo intervento comunitario c’impone di riconsiderare l’approccio in materia d’immigrazione. Non possiamo continuare ad essere messi alla gogna dell’Europa e del mondo per l’insensatezza delle scelte politiche della destra. Ormai, le colonne portanti della loro politica migratoria urlata si stanno sgretolando l’una dopo l’altra. E’ necessario fare – conclude il rappresentante della CGIL – tabula rasa del passato. L’Italia non può continuare ad essere redarguita dalle istituzioni europee per la miopia d’una frangia politica populista e xenofoba”. ”Secondo le stime di Fortress Europe, dal 1998 all’agosto 2011, 17.738 persone sono morte nel tentativo di raggiungere l’Europa. Solo nel corso del 2011, circa 2000 tra uomini, donne e bambini sono morti nello Stretto di Sicilia: il 5% di tutti coloro che hanno tentato di raggiungere l’Europa dalla Libia’.