NON SI RIFORMA IL MERCATO DEL LAVORO RIDUCENDO DIRITTI E TUTELE

30 Set 2014

 

di Tania Scacchetti*

 

Per far uscire il Paese dalla crisi e favorire l’occupazione, si prendono misure per agevolare i licenziamenti. Sono le scelte che il Governo Renzi, incapace di mettere in campo serie politiche di rilancio del sistema industriale e investimenti pubblici e di redistribuzione della ricchezza, sta avanzando al Parlamento e al Paese.

I veri problemi del Paese sono: disoccupazione giovanile, deflazione, calo consumi, crisi aziendali, deindustrializzazione, blocco degli investimenti, corruzione e illegalità diffusa….

E’ di questo che il Governo si dovrebbe occupare, magari discutendone anche con le organizzazioni sindacali, anziché accusarle di essere un freno per la crescita del Paese.

Per sostenere gli interventi previsti nell’emendamento al Job Act presentato da Governo, si utilizza la divisione fra lavoratori tutelati e lavoratori privi di tutela, non per allargare la platea delle tutele, ma paradossalmente per ridurla, smantellando un insieme di norme e principi dello Statuto dei Lavoratori, e del Diritto del Lavoro.

L’attacco più evidente è a ciò che rimane dell’Art. 18 (dopo la scure della Fornero!) che con il diritto alla reintegra, rimane principio di civiltà giuridica!

Inoltre consideriamo grave che siano il demansionamento e il controllo a distanza dei lavoratori, due delle priorità di intervento.

Questa è la ricetta neo-liberista, sbagliata e fallimentare, che abbiamo già conosciuto negli ultimi anni: non investire sul lavoro e sulla sua qualità, ritenere che la perdita di competitività si possa affrontare solo ed esclusivamente riducendo i costi sul lavoro. E che questa sia anche la ricetta di un Governo di centrosinistra, lascia stupefatti!

Il sindacato non può accettare questa logica, per questo chiede con forza che i parlamentari e la politica si impegnino per cambiare la Delega sul mercato del lavoro, così come sta venendo avanti.

Ogni intervento in materia di lavoro deve essere indirizzato ad eliminare le enormi sacche di precarietà e disoccupazione, e a includere chi oggi è escluso dal sistema di diritti e tutele.

La Cgil è pronta a fare la sua parte e da tempo propone misure per ridurre le 46 tipologie contrattuali ad oggi esistenti, per riformare in senso universale il sistema degli ammortizzatori, per incentivare politiche attive del lavoro e favorire l’occupazione dei giovani, per contrastare le tante forme di irregolarità e di lavoro nero spesso legato a fenomeni malavitosi.

Non lasceremo cadere nel vuoto gli appelli e le comunicazioni di fermate spontanee che ci arrivano in queste ore da molti luoghi di lavoro, affinché non si cancelli l’art.18 e perché si affrontino, insieme al mondo del lavoro e alle sue rappresentanze, i temi veri dell’estensione delle tutele, del contrasto alla disoccupazione, delle politiche industriali per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese.

Se così non sarà, e se si continua a pensare di fare le riforme sulla pelle dei lavoratori, la Cgil è pronta a mobilitarsi per respingere ennesimi attacchi ai diritti. Quello che serve veramente sono politiche per lo sviluppo e l’occupazione.

*Segretario generale Cgil Modena

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