NONOSTANTE LA CRISI SALDO MIGRATORIO POSITIVO

29 Ago 2014

 

Secondo un’analisi della Fondazione Leone Moressa, il vecchio continente appare ancora diviso in due tra paesi di immigrazione e paesi di emigrazione, ma la crisi ha giocato sicuramente un ruolo sulle dinamiche migratorie, modificando sensibilmente la demografia di alcuni paesi.

Nel 2013 i cittadini stranieri residenti i nei paesi UE sono 34 milioni, pari al 6,7% della popolazione totale. Fra i primi 15 paesi per presenza straniera, l’incidenza più alta si registra in Lettonia (15,6%), Austria e Irlanda (11,8%).

L’Italia, con il 7,4%, si colloca comunque al di sopra della media europea. D’altra parte, l’Italia è il paese che ha registrato il più forte incremento di presenza straniera tra il 2007 e il 2013 (+49,3%, contro una media UE del +17,5%) e il maggiore aumento dell’incidenza (+2,4 punti percentuali, contro una media UE di +0,9 punti).

L’Italia risente di un peggioramento degli indici occupazionali nettamente superiore rispetto alla media europea: -10 punti nel tasso di occupazione straniera e +9,1 punti nel tasso di disoccupazione. Ciò ha un effetto sul saldo migratorio, che diminuisce del 50,4%. Tuttavia, il saldo migratorio dell’Italia è secondo solo a quello della Germania, confermando il nostro paese come uno dei più attrattivi per gli stranieri.

Il caso italiano appare uno dei più singolari nel panorama europeo: pur registrando forti cali nel tasso di occupazione (soprattutto per gli stranieri), il saldo migratorio del nostro paese rimane positivo e secondo solo a quello tedesco. Una delle ragioni può ritrovarsi nell’aumento dei ricongiungimenti familiari: infatti, se nel 2007 i permessi per motivi di lavoro rappresentavano la maggioranza assoluta dei permessi (56,1%), nel 2013 raggiungono appena il 33,1%, con un calo del 43,7% in termini assoluti.

Dunque, il saldo migratorio italiano rimane in attivo non più grazie all’immigrazione per lavoro, bensì grazie ai ricongiungimenti familiari (aumentati del 21,7% dal 2007). Questa categoria rappresenta nel 2013 la prima voce di immigrazione in Italia (41,2%).

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