NUOVO PROCESSO PENALE SULLA ECONOMIA MALAVITOSA E TRUCCHI WHITE-LIST. LE POSSIBILI PREVENZIONI POCO PRATICATE DALLE NOSTRE IMPRESE. MODENA, AD ESEMPIO

15 Lug 2019 aemilia, interdittiva antimafia, processo aemilia, white list,

“Aemilia ter” o processo “White list” avviato in questi giorni contro undici imputati del modenese e l’incerto ex senatore Giovanardi, accusati di pressioni ed interventi illegali per favorire le imprese Bianchini nel post sisma, con l’aggravante mafiosa. Addirittura con l’utilizzo dei “falsi agenti segreti” della Agenzia Safi, che ben ricordiamo per il loro sguardo truce, seduti al tavolo per trattare col sindacato !
Un avvio giudiziario che ripartirà ad ottobre e che, intanto, vede l’ammissione come Parti Civili di Cgil, Libera e Regione Emilia Romagna.

Procedimento giudiziario specifico, avviato negli stessi giorni in cui è uscito l’ultimo Report semestrale della DIA – Direzione Investigativa Antimafia che, nelle sue oltre 500 pagine, aggiorna il quadro evolutivo della criminalità organizzata e, per la prima volta in maniera sistematica, “le proiezioni ultraregionali delle mafie”.
E’ nella decina di pagine dedicate all’Emilia Romagna che si sottolinea “…l’elevata propensione imprenditoriale regionale quale uno dei fattori che catalizza gli interessi criminali, autoctoni o stranieri, anche ai fini del riciclaggio e del reinvestimento economico illecito”.
Esplicita è la tabella regionale di pagina 276 (vedi allegato 1) che indica i principali “reati spia” della criminalità mafiosa emilianoromagnola .
Con l’interessante attenzione sindacale di sottolineare il crescente “…sfruttamento dei giovani stranieri…del caporalato e della manodopera irregolare “.

Molto significativa e da discutere ben di più, è poi la tabella semestrale che illustra la classifica regionale delle “imprese oggetto di interdittive antimafia“.
La nostra regione è 6° a livello nazionale ma, dopo Lombardia, seconda fra tutte le regioni a nord della capitale !
E’ evidente l’urgente necessità di spingere la nostra imprenditoria ad attivare ed agire maggiormente sulla prevenzione, perchè non basta assolutamente affidarsi alla “repressione”, grazie al lavoro degli organi pubblici di controllo e denuncia.
In Emilia Romagna – anche grazie ai Protocolli ed intese ben definite e sottoscritte dalle rappresentanze istituzionali,sindacati ed imprese – abbiamo una rete ricca di strumenti “non burocratici” ma ben dedicati alla prevenzione dell’economia illegale: la tracciabilità dei finanziamenti pubblici; l’elenco di merito delle imprese; il prezziario regionale; le White list delle imprese pulite…

Torniamo allora alla necessità di un migliore utilizzo etico/sociale dello strumento White list, al di là dell’attuale avvio del processo Bianchini – Safi – funzionari prefettizi – ex senatore se autorizzato.
Introdotta dall’ottima legge 190 del novembre 2012, consiste in un “elenco dei fornitori,prestatori di servizi ed esecutori di lavori, non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa”.
La richiesta di adesione/ iscrizione delle imprese alla White list è volontaria e…gratuita.
Evidente però che una ditta accolta in tale elenco – a seguito di verifiche e controlli prefettizi – può ben vantare un fiore all’occhiello significativo per la regolarità e legalità aziendale.

Ma allora perché non c’è la corsa delle nostre imprese verso questo utile riconoscimento?

Vediamo,ad esempio,il concreto profilo della White list modenese, specchio attendibile anche delle dinamiche nelle altre province in regione.
Dopo il decollo di inizio 2013, in ottobre 2014 si contavano 2.100 ditte modenesi aderenti; nel successivo ottobre 2015 erano circa 2.300.
Lo sfoglio effettuato in questi giorni di luglio 2019, ne ha contate però solamente 2.371 !
Per un 62% sono Srl; il 14% sono Snc; l’11 % Cooperative; poi poche Spa e Sas.
Una stasi evidente ed una inspiegabile indifferenza delle imprese.
Sono in calo invece le 563 imprese modenesi in “attesa di iscrizione” fra le quali però, molto stranamente, ben 157 sono tenute in anticamera prefettizia da oltre 5 anni.

Si registra pertanto un’adesione imprenditoriale abbastanza fredda e non crescente, nel corso di questi ultimi anni.
Inoltre colpisce, sfogliando quelle pagine, un evidente e strano fenomeno di ingresso/uscita dalla White list !
Cioè, se nei primi mesi 2019 sono state 133 le nuove imprese modenesi immesse in elenco,significa che – stante il totale invariato – circa uno stesso numero se ne è uscito, perché non più interessato a mantenere quel buon timbro di “merito”.

L’Associazionismo imprenditoriale, in primis, ed ogni livello delle istituzioni territoriali devono spingere per valorizzare nei parecchi modi possibili – a partire dalle modalità richieste nei bandi degli appalti pubblici – l’adesione convinta delle ditte agli elenchi di merito per la legalità economica e del lavoro.

Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinamento legalità e sicurezza Cgil Emilia Romagna

Modena, 15/7/2019

Tabella regionale reati spia malavitosi e pagina di White list (pdf)

 

Servizio Tg Trc Modena, edizione delle ore 14 del 16/7/2019

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