Obiezione di coscienza contro la belva razzista

15 Ott 2009

      di Don Tonio Dell’Olio

L’obiezione di coscienza non è mai una decisione che si possa assumere senza una profonda consapevolezza della posta in palio e senza la piena coscienza di essere disposti ad assumerne tutti i rischi e le conseguenze. Lo abbiamo considerato attentamente quando come religiosi, religiose e preti abbiamo deciso di firmare una dichiarazione di obiezione il giorno dopo la promulgazione del «Pacchetto Sicurezza ». L’obiezione in realtà è l’ultima spiaggia di fronte a una legge che si scontra con la coscienza che, per definizione teologica, è la voce di Dio in noi. La posta in palio in questo caso non è di poco conto perché i poveri sono immagine di Dio, in loro è incisa indelebilmente una dignità che non può essere in nessun caso ignorata, sfregiata, offesa. Il 17 ottobre con tante e tanti, pur provenendo da percorsi culturali differenti, continueremo ad affermare: Onoriamo i poveri che è il titolo di quell’appello. Perché per annunciare ai poveri la liberazione siamo stati chiamati e mandati e per noi nessuna persona può meritare il marchio infamante di clandestino e nessuna gazzetta ufficiale potrà mai cancellare il diritto di cittadinanza di ogni uomo e ogni donna in seno all’umanità.

Nessuna legge potrà impedirci di continuare a soccorrere, accogliere, ospitare, curare. Nessuna intimazione potrà cucirci la bocca. «La nostra disobbedienza non riguarda soltanto il nostro comportamento individuale, – si legge nella dichiarazione di obiezione – ma faremo quanto è in nostro potere, perché un numero sempre crescente di cittadini metta in atto pratiche di accoglienza, di solidarietà e anche di disobbedienza pubblica, perché nel tempopiù breve possibile questa legge venga radicalmente cambiata». Il razzismo è una belva accovacciata alla porta della coscienza come alle porte delle città. Basta poco per risvegliarla e renderla famelica e sanguinaria. Una legge che respinge, non distingue, non tiene in alcun conto della sofferenza altrui e che si abbatte contro chi appartiene ad altri popoli, lancia l’urlo improvviso che sveglia la bestia. Anzi ne legittima e ne incoraggia l’azione. Prima del Pacchetto Sicurezza gli stranieri impoveriti dalle nostre politiche erano da soccorrere e il razzismo era clandestino.

Oggi i poveri sono clandestini e il razzismo riceve onore di cittadinanza. Estraneo alla Costituzione e alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il razzismo in tutte le sue forme non può essere sostenuto e proposto nemmeno sotto le mentite spoglie di una norma che invoca maggiore sicurezza. In quel meraviglioso testo che è la «Lettera ai giudici» don Lorenzo Milani riferendosi ai suoi ragazzi afferma: «Essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate».Èciò che solennemente promettiamo di fare.
Fonte: l’Unità,15 ottobre 2009

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