26 Ago 2011
Modena, 26 agosto 2011
La vicenda del Park Hotel di Fanano rappresenta un caso grave della condizione di sfruttamento e lavoro nero nel settore turistico dell’Appennino modenese.
Nel 2011, nella ricca provincia di Modena, si può lavorare senza alcun contratto, senza alcun giorno di riposo settimanale, per 14-16 ore giornaliere, con salari che definire incompatibili con i minimi salariali è a dir poco un eufemismo. Salari che anche dopo un mese di prestazione non venivano corrisposti.
Un lavoratore può vedersi recapitare una lettera di licenziamento per mancato superamento del periodo di prova, mentre ancora si è in attesa di ricevere un contratto di lavoro.
Tutto questo in una struttura a tre stelle dell’Appennino modenese che ha dato ampia visibilità nel corso dell’estate a Fanano, ospitando in ritiro precampionato la squadra di calcio del Lecce.
Il sindacato Filcams-Cgil, impugnando i contratti fantasma messi in atto dalla New Kitchen Srl, la società che ha in gestione l’albergo, richiede al contempo alla società proprietaria Fanano G&G che si faccia immediatamente carico di tutte le somme che i lavoratori debbono ancora percepire.
La Filcams-Cgil è ormai da anni che sottolinea la piaga del lavoro nero nei pubblici esercizi della provincia di Modena, fenomeno dal quale certo non sono esenti alberghi e ristoranti del nostro Appennino.
Il turismo che ruota attorno all’Appennino modenese è indubbiamente una grande riserva alla quale può attingere l’economia del nostro territorio, ma senza un forte contrasto all’illegalità nel turismo attraverso un coordinamento dei Comuni dell’area, si rischia di marginalizzare gli operatori onesti dell’Appennino modenese.
C’è seriamente da chiedersi fino a quando questi operatori potranno reggere la concorrenza sleale di chi sfrutta il lavoro nero aggirando la contribuzione fiscale e previdenziale, isolando inevitabilmente chi punta ad una sana crescita del turismo nelle montagne della provincia modenese, puntando su legalità, qualità e professionalità.
Ribadiamo ancora una volta l’urgenza di provvedimenti che consentano ai Comuni di sospendere le licenze alle imprese dove, nel corso di ispezioni, si verifichi la presenza di lavoratori in nero od irregolari. Le imprese che utilizzano lavoro nero devono essere obbligate a restituire tutti gli sgravi, contributi o altro, concessi a vario titolo da soggetti pubblici, eventualmente prevedendo la loro devoluzione ai soggetti che rispettano la Legge.
Forse è giunto il momento che le guide turistiche escludano tutte quelle attività che hanno avuto pendenze di lavoro nero, nella speranza che per l’Appennino modenese non scompaiano troppe recensioni.
Alessandro Fili, Filcams/Cgil Modena