04 Giu 2018 alfieri maserati, ammortizzatori sociali, fca, fiom, maserati, piano industriale,
Chi pensava che nella giornata del’Investor Day dove Marchionne ha illustrato agli investitori di Fca il suo terzo e ultimo Piano industriale da Ceo, fossero diradate tutte le nubi sul futuro produttivo di Maserati Modena, avrebbe dovuto rimanere deluso, anziché manifestare soddisfazione.
Marchionne, infatti, ha parlato quasi esclusivamente di finanza portando risultati straordinari per gli investitori e annunciando l’azzeramento del debito di Fca, peraltro usando Ferrari Auto come bancomat. Invece l’Ad è entrato poco nel merito del Piano produttivo del Gruppo e tantomeno ha chiarito con certezza se e quando arriverà a Modena un nuovo modello a marchio Maserati. Pochi gli elementi positivi, fra cui l’investimento per la progettazione di auto elettriche.
Mi stupiscono le dichiarazioni delle altre sigle sindacali che, sostituendosi a Marchionne, indicano loro quali modelli di auto potranno essere allocati nello stabilimento Maserati modenese.
A parte la cravatta sfoggiata da Marchionne per l’occasione, non c’è nulla di nuovo nel Piano che dia certezze sulla continuità produttiva nello stabilimento del Tridente con produzioni a marchio Maserati.
Il 31 maggio da indiscrezioni giornalistiche si dava per certo l’arrivo dell’Alfieri Maserati a Modena, ma Marchionne non ha fatto alcun annuncio ufficiale in tale senso, l’Ad ha indicato i nuovi modelli che Fca intende sviluppare nei prossimi 4 anni, ma non ha detto in quali stabilimenti verranno allocati.
Se e quando ci sarà un eventuale modello su Modena, dovranno essere chiariti diversi punti: quando parte la produzione e quante automobili si pensa di produrre per ri-occupare i 300 operai di Maserati presenti all’inizio dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Per i riflessi sull’occupazione, un conto è parlare, ad esempio, di una produzione di un nuovo modello con 1.500 unità, un altro è parlare di una produzione di 5.000 unità. Inoltre bisogna tener conto che passare dalla produzione di auto a motore termico a quelle a motore elettrico, servono meno ore di produzione e quindi per saturare gli impianti, a parità di ore produttive, servono più automobili da produrre.
L’unica cosa certa oggi è che ai lavoratori di Maserati Modena si prospettano ancora tanti mesi di retribuzioni tagliate dall’utilizzo di ammortizzatori sociali. Ammesso che arrivi un nuovo modello ci vorranno comunque molti mesi prima della messa in produzione. Sono già stati utilizzati circa 9 mesi di ammortizzatori sociali dei 24 mesi a disposizione sino al 24 settembre 2020, e si continua a utilizzare in media 7/8 giorni di cassa integrazione al mese.
A ciò vorrei aggiungere, da un lato, che l’azzeramento del debito è stato pagato in modo salato dai lavoratori con i minimi contrattuali bloccati da 8 anni e con stipendi tagliati da tante ore di cassa integrazione. Se gli investitori brindano, i lavoratori hanno meno da festeggiare!
Dall’altro lato, questo Piano industriale succede a due piani i cui risultati sono stati disattesi, perché dei 27 nuovi modelli annunciati tra il 2014 e il 2018 ne sono stati messi in produzione 12. Si prospettava un 1 milione e 400 mila vetture prodotte negli stabilimenti italiani, ma ne sono state prodotte circa il 50%.
La promessa della piena occupazione al 2022, è una minestra riscaldata. In quanto già nel piano del 2014 si garantiva la piena occupazione la piena occupazione al 2018. Non capisco perché le altre sigle sindacali – che dovrebbero essere più arrabbiate della Fiom/Cgil, in quanto hanno scambiato la piena occupazione con i diritti dei lavoratori (firmando il CCSL) – siano oggi così contente della riproposizione della piena occupazione al 2022. Mi domando: quando saremo al 2022 cosa diranno, si accontenteranno di avere la piena occupazione al 2026?
La Fiom/Cgil chiede un incontro unitario alla direzione modenese di Maserati dove ci venga spiegato come si traducono le generiche dichiarazioni del dottor Marchionne in concreti impegni per garantire il futuro dello stabilimento modenese e conseguentemente l’occupazione.
Cesare Pizzolla, segretario Fiom/Cgil Modena
Modena, 4 giugno 2018