28 Feb 2013
Il 18 febbraio una rivolta ha riportato al centro della cronaca il Cie di Ponte Galeria, alle porte di Roma. I disordini sono scoppiati a seguito del rifiuto, da parte di un ospite nigeriano del centro, di essere rimpatriato per effetto di un decreto di espulsione. La sua resistenza alle forze dell’ordine è stata spalleggiata dagli altri ospiti nigeriani, che hannomesso a ferro e fuoco il settore maschile. Sull’ennesima rivolta è intervenuta la Cgil di Roma e del Lazio, che ha chiesto la chiusura di tutti i Centri di Identificazione ed Espulsione. Duro il commento del Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni, che ha dichiarato: “La crisi che sta vivendo il Paese e la campagna elettorale hanno fatto sparire dall’agenda della politica il problema dell’immigrazione. Non solo a Ponte Galeria, ma in molte altre strutture in tutta Italia, centinaia di persone vivono quotidianamente una situazione da tortura psicologica. In questo contesto, le fughe dai Cie, le proteste anche violente e gli atti di disperazione personale sono all’ordine del giorno. A Ponte Galeria in particolare, che è la struttura di cui ci occupiamo in prima persona, il clima è tale che qualsiasi episodio di vita quotidiana può essere il detonatore di proteste e di violenze”. Di rivolta annunciata parla Gabriella Guido, portavoce della campagna Lasciateci Entrare. “La rivolta era più che prevedibile. Il CIE di Ponte Galeria, uno dei più capienti ed organizzati su tutto il territorio nazionale ha visto oggi lo sfiorare di una tragedia, che non si può dire non fosse già ‘nell’aria’, ha detto.