PRESENTATO IL RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO

28 Ott 2014

Le partenze dall’Italia hanno raggiunto nel 2013 il numero di 94.000 persone, cifra superiore ai flussi dei lavoratori immigrati in Italia.

E’ uno dei dati più significativi del Rapporto Italiani nel Mondo 2014 (ed. Tau) presentato nei giorni scorsi dalla Fondazione Migrantes.

Giunto alla nona edizione, il Rapporto è uno strumento culturale che si propone di trasmettere informazioni, nozioni, conoscenze sull’emigrazione italiana del passato e sulla mobilità degli italiani di oggi ad un pubblico vasto con un linguaggio semplice e immediato.

In particolare offre riflessioni sull’emigrazione interna, sulla mobilità per studio e formazione e dei ricercatori italiani, dei frontalieri nel Canton Ticino e il confronto con gli spostamenti degli italiani nell’ambito dei principali paesi europei, offrono un quadro articolato sul significato della mobilità italiana di oggi, sulle sue caratteristiche, sui trend che segue e sulle novità che emergono.

Contiene anche uno Speciale Eventi in cui la prima parte è dedicata alla Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e la seconda che, in previsione dell’Expo di Milano del 2015, ospita una serie di saggi che testimoniano sia la storica presenza della Chiesa alle Esposizioni nazionali e internazionali che l’impegno e il legame dell’Italia emigrata con la ristorazione e il cibo (l’identità culinaria, la globalizzazione di piatti tipici e la prospettiva linguistica di italianismi e marchi associati al mondo della nutrizione e il contributo italiano alla cooperazione allo sviluppo nel settore dell’alimentazione).

SCHEDA/GLI ESPATRIATI PIÙ DEGLI IMMIGRATI

Le partenze dall’Italia hanno raggiunto nel 2013 il numero di 94.126 persone, cifra superiore ai flussi dei lavoratori immigrati in Italia. Nel 2012 sono stati 78.941, una variazione in un anno del +16,1%. “Dall’Italia dunque non solo si emigra ancora, ma si registra un aumento nelle partenze che impone nuovi interrogativi e nuovi impegni”.

Per la maggior parte si tratta di uomini sia nel 2013 (56,3%) che nel 2012 (56,2%), non sposati nel 60% dei casi e coniugati nel 34,3%. La classe di età più rappresentata è quella dei 18-34 anni (36,2%). A seguire quella dei 35-49 anni (26,8%), a riprova di quanto evidentemente la recessione economica e la disoccupazione siano le effettive cause che spingono a partire. I minori sono il 18,8% e di questi il 12,1% ha meno di 10 anni. Il Regno Unito, con 12.933 nuovi iscritti all’inizio del 2014, è il primo Paese verso cui si sono diretti i recenti migranti italiani con una crescita del 71,5% rispetto all’anno precedente. Seguono la Germania (11.731, +11,5% di crescita), la Svizzera (10.300, +15,7%), e la Francia (8.402, +19,0%).

Tra i primi 15 paesi di espatrio c’è la Repubblica Popolare Cinese, che cresce sempre di più come polo di attrazione.

Sono dati del Rapporto Italiani nel Mondo 2014 (ed. Tau) della Fondazione Migrantes.

SCHEDA/IN AUMENTO I CITTADINI ITALIANI ALL’ESTERO

Nel mondo sono 4.482.115 i cittadini italiani residenti all’estero iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) al 1° gennaio del 2014. L’aumento in valore assoluto rispetto al 2013 è di quasi 141 mila iscrizioni, il 3,1% nell’ultimo anno. La maggior parte delle iscrizioni sono per espatrio (2.379.977) e per nascita (1.747.409).

L’Argentina è il primo paese di residenza per tutti gli italiani ad esclusione dei campani, dei siciliani e dei trentini che sono presenti soprattutto in Germania; dei laziali e dei veneti in Brasile dei lombardi e dei valdostani in Svizzera e degli umbri in Francia.

Il 52,1% degli italiani iscritti all’AIRE è di origine meridionale -più di 1,5 milioni del Sud e circa 800 mila delle Isole. Quasi 700 mila dichiarano di essere originari di una regione del Centro Italia. Tra le prime 20 province ben 14 sono meridionali e, più precisamente, 6 sono siciliane, 3 campane, 2 pugliesi e 2 calabresi.

Roma con quasi 800 mila iscritti resta la prima provincia. Segue Cosenza con oltre 155 mila iscritti.

I minori iscritti all’AIRE al 1° gennaio del 2014 sono 691.22, il 15,4% del totale, in lieve decrescita (-0,1%) rispetto all’anno precedente (673.489, 15,5%). Rispetto all’anno prima aumentano le iscrizioni per nascita.

La classe di età più numerosa è quella tra gli 0-9 anni (7%); a seguire quella tra i 10-14 anni (5,1%) e infine i 15-17 (3,3%).

Si trovano soprattutto nell’Europa a 15 (308.473) e nell’America centro meridionale (186.533).

Sono dati del Rapporto Italiani nel Mondo 2014 (ed. Tau) della Fondazione Migrantes.

SCHEDA/PENSIONI POVERE PER GLI ITALIANI ESPATRIATI

Sono 878.209 i cittadini italiani residenti all’estero che hanno superato i 65 anni di età. Gli over sessantacinquenni continuano ad aumentare sia in valore assoluto che in termini percentuali rispetto alle altre classi di età (dal 18,8%, cioè 733.097, del 2010 al 19,6%, ovvero 878.209, del 2014. La maggior parte risiede nel ud America, in particolare in Argentina.

Secondo l’Inps i pensionati italiani residenti all’estero percepiscono pensioni con importi molto bassi e significativamente inferiori se paragonati a quelli percepiti in Italia. Tale situazione di indigenza ha origini lontane. In particolare molti italiani emigrati negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso sono stati vittime del fenomeno dell’evasione contributiva, allora molto diffuso.

Le problematiche relative agli anziani italiani residenti all’estero non riguardano però solo l’aspetto economico ma anche quello culturale, perché anche nei paesi in cui è possibile ricevere assistenza da parte dello Stato c’è reticenza ad usufruire di servizi e strutture per mancanza di conoscenza della lingua o per abitudine. Gli anziani, soprattutto se donne, sono vissuti spesso in una sorta di isolamento culturale, chiusi all’interno della loro comunità d’origine o delle loro famiglie: il maggiore sostegno per loro resta, dunque, il nucleo familiare, i figli in particolare. Sono questi ultimi che si fanno carico non solo delle spese a cui i genitori o il genitore non possono più adempiere, ma anche dei loro problemi di salute”.

Sono dati del Rapporto Italiani nel Mondo 2014 (ed. Tau) della Fondazione Migrantes.

SCHEDA/GLI ITALIANI RIENTRATI

Il numero di cittadini italiani rientrati dall’estero nel 2012 è stato pari a 29.467 individui, di cui 13.392 donne, il 45,4%.

Come si evince dai dati precedenti, sono prevalentemente uomini. Inoltre hanno un’età mediata più elevata degli espatriati e compresa nella classe 35-39 anni. Il 29,5% ha oltre 50 anni. Il 56,4% e celibe/nubile.

Si rimpatria soprattutto da Germania, Svizzera, Regno Unito, Francia e Stati Uniti d’America. Sono dati del Rapporto Italiani nel Mondo 2014 (ed. Tau) della Fondazione Migrantes.

SCHEDA/LA CRISI ACCRESCE IL NUMERO DEI FRONTALIERI

Tra il 2003 e il 2008, i frontalieri sono passati da 33mila a 41mila unità. Un’ulteriore impennata si è avuta con la crisi economica, tanto che nel 2013 hanno raggiunto quota 59mila. Il Canton Ticino è la meta preferita. Il Canton Ticino supera di poco i 310mila abitanti, mentre le province italiane di provenienza (Varese, Como, Lecco, Sondrio, Verbano-Cusio-Ossola) superano ne sommano più di due milioni. “E’ quindi evidente come, dal punto di vista delle province italiane, la partenza di sessantamila frontalieri (…) incida tutto sommato poco, mentre, dal punto di vista del Canton Ticino, sessantamila frontalieri su una popolazione di 310.000 hanno un impatto notevole”. E’ uno dei dati che spiegano il successo del referendum “Basta immigrazione di massa” del febbraio scorso. “Più che dalla xenofobia molti elettori (svizzeri, ndr) sono stati spinti a votare da un forte desiderio di regolamentazione del mercato del lavoro che invece di contrastare realmente i processi deregolativi del mercato del lavoro e le privatizzazioni, ripiega su una richiesta di protezione territoriale”.

La percentuale di italiani che si sposta in altre regioni è più elevata in Basilicata, Molise, Calabria, Puglia e Umbria.

Sono dati del Rapporto Italiani nel Mondo 2014 (ed. Tau) della Fondazione Migrantes.

SCHEDA/ERASMUS IL PROGRAMMA DI STUDIO PREFERITO

Una delle forme di mobilità è quella di coloro che decidono di svolgere o completare all’estero il proprio percorso di studio e tra i programmi di studio il più famoso è l’ Erasmus.

Durante il primo anno di attuazione del programma, i partecipanti italiani furono solo 220. Già nel secondo anno erano oltre 1000. Tra il 1987/88 e il 1999/2000 sono stati 81.123 e tra il 200/01 e il 2011/12 75.697.

In particolare, nell’anno accademico 2011/12 risulta al quarto posto in Europa per partecipanti. Il 66% ha scelto Spagna, Francia, Germania e Regno Unito. Sono dati del Rapporto Italiani nel Mondo 2014 (ed. Tau) della Fondazione Migrantes.

Secondo uno studio sull’impatto di Erasmus, realizzato da un consorzio indipendente di esperti, guidati dal Che Consult di Berlino, insieme al Brussels Education Service, il Compostela Group of Universities e l’Erasmus Student Network, “i giovani europei che partecipano al programma Erasmus hanno migliori prospettive lavorative”. Il programma Erasmus non amplia solo le prospettive professionali, ma anche gli stili di vita e le relazioni. Il 40% dei partecipanti, infatti, cambia il paese di residenza o di lavoro almeno una volta dopo la laurea, circa il doppio rispetto agli studenti che non hanno fatto un’esperienza di mobilità. Inoltre, il 33% degli ex-studenti Erasmus ha un partner di un’altra nazionalità, a fronte del 13% di chi non ha partecipato al programma, e il 27% degli studenti Erasmus ha incontrato il proprio partner fisso durante il periodo di scambio.

SCHEDA/51% DEI GIOVANI PRONTO AD EMIGRARE ALL’ESTERO

La maggioranza dei giovani italiani (51 per cento) è pronta ad emigrare per motivi di lavoro. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixe’ in occasione della presentazione dal Rapporto Italiani nel Mondo 2014 della Fondazione Migrantes, Il motivo principale che spinge i giovani a lasciare l’Italia è – sottolinea la Coldiretti – il fatto che il 19 per cento consideri il Paese fermo in cui non si prendono mai decisioni, una percentuale del 18 per cento punta il dito sulle tasse e il 17 per cento chiama in causa la mancanza di lavoro a pari merito con la mancanza di meritocrazia. La percentuale di chi è disposto a lasciare il proprio Paese – precisa la Coldiretti – è piu’ alta per gli under 35 anni maschi (57 per cento) rispetto ai giovani maschi alle giovani donne (45 per cento) e raggiunge il picco massimo del 59 per cento tra i 18-19 anni. La percentuale sale anche con il grado di istruzione e raggiunge il 55 per cento per i livelli alti.

In un Paese vecchio come l’Italia la prospettiva di abbandono evocata dalla maggioranza dei giovani italiani è una perdita di risorse insopportabile se si vuole tornare a crescere”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “negli ultimi cinque anni in Italia sono aumentati percentualmente, tra gli occupati, gli over 55 mentre sono calati i lavoratori piu’ giovani a differenza di quanto è avvenuto in tutti gli altri Paesi industrializzati secondo il rapporto “Global Employment Trends 2014.

image_print

Articoli correlati

30 Mag 2025 manifesti

MANIFESTI REFERENDARI STRAPPATI IN VIALE CORASSORI. I FASCISTI CONTRO LA DEMOCRAZIA. UNA RAGIONE IN PIU’ PER ANDARE A VOTARE L’8-9 GIUGNO !!!

Il Comitato referendario modenese esprime sdegno e condanna per il becero attacco alla campagna referendaria da parte di una associazione […]

30 Mag 2025 attivo delegati filcams cgil coop alleanza 3.0

SOLIDARIETA’ DELEGATI COOP ALLEANZA 3.0 ALLA LAVORATRICE LICENZIATA DEL PUNTO VENDITA “LE PIAZZE” DI BOLOGNA

SOLIDARIETA’ DELEGATI COOP ALLEANZA 3.0 ALLA LAVORATRICE LICENZIATA DEL PUNTO VENDITA “LE PIAZZE” DI BOLOGNAOrdine del Giorno, 29.5.25, approvato all’unanimità […]

30 Mag 2025 aperiquorum

REFERENDUM 8-9 GIUGNO, APERIQUORUM MARTEDI’ 3 GIUGNO AL BAR ACQUARELLO DI VIGNOLA

Ultime battute della campagna referendaria a Vignola. Martedì 3 giugno alle ore 18.30 i vignolesi sono invitati all’Aperiquorum presso il […]