Presidio a Roma per ampliare la sanatoria/Carta

20 Ott 2009 mobilitazione, presidio,

La riuscitissima manifestazione contro il razzismo non
è finita sabato: sostenuti da centri sociali e parrocchie,
3 mila migranti sono rimasti a Roma per chiedere che
venga ampliata la sanatoria e per il diritto d’asilo

di Silvio Magnozzi

Dopo la grande manifestazione di sabato a Roma,
sono molti gli immigrati rimasti in città. Sono in gran
parte africani e vengono da Caserta.
Sono stati ospitati dai centri sociali e da alcune chiese
della capitale, e promettono di protestare a oltranza
fino a quando non saranno ascoltati. Chiedono un
incontro con le autorità preposte del ministro dell’interno,
dei presidenti delle due camere e di tutte le
altre istituzioni competenti in materia: «Sanatoria per
tutti» è la scritta che campeggia in piazza Santi Apostoli
sullo striscione sorretto dagli immigrati del Coordinamento
associazioni laiche e cattoliche del casertano.
L’obiettivo dei 3 mila migranti è ampliare la strada
della regolarizzazione e ottenere una sanatoria che
non riguardi solo le badanti. «Abbiamo cercato in
diverse forme di resistere al reato di clandestinità – ha
spiegato Emma Bonino, vicepresidente del senato – E
ad un pericoloso accordo con la Libia che ha comportato
i respingimenti. Abbiamo cercato di proporre una
politica diversa, senza negare il problema dell’integrazione,
ma cercando di proporre una linea di
legalità, dove ai diritti corrispondessero anche doveri».
Bonino, che con tutto il gruppo dei deputati radicali
nei gruppi del Pd alla camera e al senato sostiene la
mobilitazione, auspica «che non si parli più di sanatoria,
ma di legalizzazione». «Abbiamo bisogno di aiutare
il nostro paese a ritrovare la strada della legalità – ha
spiegato Bonino – E’ una strada che credo abbiamo
perduto e non solo nel settore immigrazione. Abbiamo
presentato il 9 luglio – ha detto ancora Emma Bonino –
una proposta di legge bipartisan firmata da 47 senatori
di Pdl, Pd, Udc e Gruppo misto con lo scopo di far
emergere dalla clandestinità 360 mila immigrati e di
legalizzare tutti coloro che possono dimostrare di
avere un lavoro nel nostro paese. Qualunque esso sia.
Non è lo Stato che deve decidere quale mestiere legalizzare
».
La proposta riguardava le domande di regolarizzazione
del 2005 e del 2007. Come spiega Bonino, ora
«va aggiornata» e calendarizzata in Parlamento. «E’ un
problema di tutti noi – ha detto Bonino – di che paese
vogliamo. Non sarà facile perché questo è un periodo
dove non prevale la ragione ma la demagogia».
A sostenere la regolarizzazione c’erano i senatori Marco
Perduca, Stefano Ceccanti e Pietro Marcenaro e i
deputati Rita Bernardini, Matteo Mecacci, Maurizio
Turco, Furio Colombo, Giuseppe Giulietti e Jean
Leonard Touadi.
Al momento, i migranti vivono nella più totale «invisibilità
giuridica», come ha spiegato Mimma D’Amico a
nome degli immigrati del casertano all’agenzia Redattore
sociale: «Siamo qui per chiedere di riaprire la
regolarizzazione. La sanatoria si è chiusa il 30 settembre,
ma dove sono i 750 mila che lavorano ogni giorno
senza riconoscimento giuridico? Nei prossimi giorni
sulle tavole degli italiani arriveranno i mandarini e le
arance. Le persone che sono qui, andranno a Rosarno
per la raccolta. Reggono il sistema dell’agricoltura», ha
detto D’Amico. Tra le richieste presentate oggi, un
ripensamento sulle politiche dei respingimenti, la
revisione delle misure restrittive della legge 94, l’introduzione
di misure per l’ingresso regolare in Italia. Tra
le richieste anche una regolarizzazione «ad personam»
dei casi che richiedono l’adozione di provvedimenti
speciali, garanzie su diritto d’asilo e accoglienza, il
diritto di voto. E poi il rafforzamento del ricongiungimento
familiare e la riforma del diritto di
cittadinanza. L’obiettivo, spiegano, è anche quello di
ottenere lo sblocco delle procedure per l’esame delle
domande dei rifugiati politici. «Sono ferme da mesi –
spiega Francesco – e così le persone rimangono in
attesa, senza sapere quale sarà il proprio destino.
Inoltre chiediamo il rapido recepimento di una direttiva
comunitaria che prevede la concessione del permesso
di soggiorno a chi ha subito abusi e violenze». Tra i
migranti in piazza, molti vengono dal Corno d’Africa.
«Sono in Italia da sette mesi – spiega Faustin, che
viene dalla Guinea – e sono arrivato a bordo di una
barca, a Lampedusa, dopo sei giorni di viaggio. Eravamo
in 67. Ci hanno soccorso in mare e ho chiesto l’asilo
politico. Per ora ho un permesso temporaneo di sei
mesi, che devo rinnovare, ma non ho ottenuto ancora
risposta. Non siamo ladri, siamo scappati dalla guerra
e vogliamo solo lavorare». «Non possiamo neanche
camminare per strada, si rischia sempre di essere
fermati dalla polizia – racconta Mohammed – Sono qui
da 4 anni, ho chiesto l’asilo politico. Vengo dalla Costa
d’Avorio, là non si può vivere. Però anche qui la vita è
difficilissima, vai al mattino ad aspettare che qualcuno
ti assuma per la giornata per raccogliere i pomodori
o quello che c’è. Quando ti va bene ti danno
quello che basta appena per mangiare. Dopo anni di
lavoro non ho ancora da parte niente»

Fonte: Carta Quotidiano lunedì 19 ottobre 2009 ore 17.45 Pagina 2

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