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Modena, 22 gennaio 2010
Nei mesi scorsi si sono svolte le prime udienze e sono stati sentiti i primi testimoni al processo per i fatti accaduti l’11 dicembre 2008 in Maserati.
Tutti ricordano quegli avvenimenti, determinati dalla decisione della Direzione Aziendale Maserati di non rinnovare, e quindi di terminare, il rapporto di lavoro a ben 112 lavoratori somministrati, da tempo in forza all’azienda.
A quella decisione, contrastata dalle Organizzazioni Sindacali, i lavoratori hanno reagito spontaneamente, promuovendo uno sciopero di 8 ore per lo stesso giorno 11/12/2008, al quale hanno aderito moltissimi lavoratori, esprimendo la loro profonda disapprovazione per le decisioni aziendali.
Lo sciopero si è svolto in modo pacifico per tutta la sua durata, anche se molti lavoratori hanno manifestato rabbia, sconcerto e delusione. Molti di essi, infatti, da diversi mesi, e in molti casi da alcuni anni, erano dipendenti Maserati e speravano di trovare stabilità nel lavoro e costruire una propria prospettiva di vita. Ma di fronte alla decisione aziendale, hanno dovuto prendere atto che, purtroppo, queste loro giuste aspirazioni non potevano realizzarsi.
In quei giorni è accaduto anche che un delegato sindacale della Fiom/Cgil di Modena, ha ricevuto una lettera, contenente la contestazione di addebiti disciplinari, e, successivamente, l’intimazione di un licenziamento in tronco, in quanto accusato, in sostanza, di avere partecipato attivamente alla lotta dei lavoratori precari.
Si tratta di un licenziamento basato su 4 addebiti disciplinari completamente infondati.
Nei primi due addebiti la Maserati lo accusa di avere partecipato alle ore 8 e alle ore 8.30 di quella mattina a due cortei interni insieme alle altre Rsu, per sollecitare i colleghi a scioperare e per chiedere un colloquio informativo ad un alto dirigente Maserati, ma tutti i suoi colleghi di lavoro e le altre Rsu hanno dichiarato di averlo visto arrivare con la propria autovettura solo intorno alle ore 9.15 – 9.20, per cui il lavoratore non poteva aver partecipato a quelle iniziative sindacali.
Dall’istruttoria processuale svolta fino ad ora, anche le altre accuse che la Maserati ha rivolto al nostro delegato sono risultate, a nostro parere, chiaramente infondate, per cui non ci sono prove, tanto meno evidenti, idonee a giustificare il licenziamento di un lavoratore.
Nella istruttoria sono stati chiamati diversi testimoni, notoriamente presenti in azienda l’11 dicembre 2008, tra i quali, uno scelto dal giudice tra i testimoni indicati a propria difesa dal lavoratore, che ha ribadito con la propria testimonianza l’infondatezza dell’accusa.
Fatichiamo a crederlo, ma abbiamo dovuto constatare che il giudice ha stabilito che il testimone di cui sopra, da lui stesso chiamato a deporre, ed un altro testimone indicato dal lavoratore, che la stessa azienda aveva qualificato come persona seria e responsabile, non sarebbero attendibili, in quanto facenti parte del Comitato Direttivo della Fiom/Cgil di Modena.
Ci chiediamo: ma allora i testimoni che svolgono attività sindacale nella Fiom/Cgil non sarebbero attendibili in sè, mentre i testimoni della Maserati sì?
Il braccio destro del direttore delle risorse umane dell’azienda e i vigilantes, testimoni della Maserati, tutti dipendenti di una azienda del gruppo Fiat, alla quale la Maserati appartiene, sarebbero attendibili in sè? Sarebbe questa la giustizia?
Lo neghiamo alto e forte, tanto che il lavoratore ha denunciato per falsa testimonianza tre dei quattro testimoni indicati dall’azienda.
Una cosa sola allora chiediamo: che tutti i testimoni abbiano pari dignità davanti alla Legge e che le loro deposizioni siano valutate per il contenuto delle rispettive dichiarazioni e non per la loro iscrizione ad un Sindacato.
Per parte nostra riteniamo che, qualora dall’istruttoria non emerga, come fino ad ora a nostro avviso non è emersa, la prova certa delle accuse rivolte al delegato Fiom, la Maserati debba provvedere al suo immediato reintegro nel posto di lavoro.
Segreteria Fiom/Cgil Modena