30 Mar 2015
È iniziata in Parlamento (Seduta n. 397 di lunedì 23 marzo 2015) la discussione sulla proposta di legge «Disposizioni per favorire l’integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l’ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva». Ha lo scopo di eliminare i limiti alle possibilità dei minori di origine straniera di partecipare alle attività sportive. Attualmente, solo alcune federazioni hanno adottato disposizioni volte a equiparare gli atleti stranieri nati in Italia agli atleti italiani: Federazione hockey e Federazione pugilistica. In tutti gli altri casi, i figli di genitori aventi la cittadinanza di Stati non appartenenti all’Unione europea, benché dotati di capacità e nati e cresciuti nel nostro Paese, non possono praticare l’attività agonistica al pari dei coetanei italiani.
L’articolo unico del progetto di legge prevede
1) che i minori di diciotto anni che non siano cittadini italiani e che risultino regolarmente residenti nel territorio italiano almeno dal compimento del decimo anno di età possano essere tesserati presso società sportive appartenenti alle federazioni nazionali o alle discipline associate o presso associazioni ed enti di promozione sportiva con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani;
2) che il tesseramento resti valido, dopo il compimento del diciottesimo anno di età, fino al completamento delle procedure per l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei soggetti che hanno presentato tale richiesta.
Quanto è difficile la partita contro la burocrazia per un ragazzo figlio di immigrati che vuole praticare sport, in particolare il calcio, lo spiega la ricerca giuridica dell’Asgi “Minori stranieri e diritto al gioco”.