26 Nov 2013 flai,
Alcune grandi distribuzioni europee già lo fanno: boicottano i prodotti agricoli pugliesi perché coltivati e raccolti con il lavoro schiavo degli immigrati. Altre s’accingono a farlo. La questione è esplosa anche grazie all’inchiesta condotta dai giornalisti del programma “Cash investigation” trasmesso sul canale “France 2”. E adesso la Puglia trema, soprattutto quella che esporta. Proprio il tema del lavoro schiavo è stato al centro della prima Conferenza sul lavoro migrante della Flai Cgil pugliese svoltasi nei giorni scorsi a Foggia, nel corso del quale è stato presentato il rapporto “Agricoltura e lavoro migrante” curato dal sociologo Leonardo Palmisano.
Durante la conferenza la Flai ha sottolineato la necessità di andare oltre quanto già realizzato costruendo una certificazione etica d’impresa certa ed esigibile quale elemento che unifica tutti gli strumenti della legge 28/2006 e che costituisca l’elemento per l’accesso alle risorse pubbliche e alla grande distribuzione.
La forte crescita del lavoro migrante in Puglia avviene attorno alla metà degli anni ’80. I flussi migratori interessano le province di Brindisi e Taranto. Da lì si spostano verso il sud barese ed in particolare verso la provincia di Bari, caratterizzata dalla forte presenza di uva da tavola, ciliegie e ortofrutta e verso la zona ionico-metapontina ricca anch’essa di uva da tavola, ma anche di agrumi, fragole e angurie, proprio il territorio caratterizzato fin dagli anni ’70 dalla forte presenza del caporalato. Altre realtà interessate dai flussi migratori sono: quella del Nord-Barese oggi Bat, dove sono particolarmente diffuse le grandi campagne legate all’uva da tavola,ciliegie e olivo e quella del Leccese particolarmente interessata alla raccolta delle angurie e del pomodoro. Nel territorio Pugliese la Capitanata rappresenta una realtà a parte, perché caratterizzata da enormi produzioni di pomodoro, cipolle e carciofi che richiedono una forte presenza di manodopera non specializzata.
Ai circa 175.000 lavoratori iscritti negli elenchi anagrafici nel 2012 se ne aggiungono altri 40.000 a nero, prede di un mercato del lavoro senza regole.
PER SAPERNE DI PIU’:
http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/10/21/news/boicottaggio_schiavi_dei_campi-69000624/