15 Mar 2024 ccnl, contratto, flai, industria alimentare,
La stagione dei rinnovi contrattuali inizia con un risultato importante. Tra i grandi settori batte un gran colpo l’industria alimentare, seconda manifattura italiana dopo la metalmeccanica e fiore all’occhiello del Made in Italy, nella quale sono impiegate oltre 450mila persone a livello nazionale, di cui oltre 10.000 nel modenese, distribuite su circa 500 imprese nei comparti carni-salumi, industrie conserviere di trasformazione, pastifici, industrie dolciarie, produzione di pizze e piadine, acetaie, acque minerali e bevande analcoliche, ecc…
Il contratto dell’industria alimentare 2023-2027 è stato siglato, dopo quattro giorni di trattative non-stop e 7 mesi di negoziazione, il 1° marzo tra Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil e tutte le associazioni delle imprese del settore. Piena soddisfazione per i risultati raggiunti, coerenti con la piattaforma presentata. Punti forti: il salario, il welfare e il contrasto alla precarietà.
Il nuovo accordo prevede per la parte economica un incremento di 280 euro mensili a regime per un montante complessivo che al termine dei 4 anni sarà pari a 10.236 euro. La prima tranche parte dal 1° dicembre 2023 con un aumento di 75 euro e già nei primi 14 mesi di applicazione contrattuale lavoratrici e lavoratori andranno a recuperare un importo di 170 euro, il 60% dell’aumento totale previsto. Per i casi di mancata contrattazione di secondo livello si aggiungono altri 15 euro mensili a quelli già previsti dalle precedenti intese (da 30 a 45 euro complessivi).
Viene migliorata la dotazione del welfare contrattuale, con un aumento di 4 euro per il fondo integrativo sanitario Fasa a garanzia di maggiori prestazioni e senza contribuzione da parte del lavoratore sino al 2029.
Per il fondo di previdenza complementare Alifond il contributo a carico delle aziende arriva a 1,5% (+0,3%, equivalente a 6 euro); viene inoltre rafforzato il fondo a sostegno del congedo di maternità e paternità.
Importanti i risultati anche sulla riduzione dell’orario di lavoro, che nel settore alimentare non subiva modifiche, a livello nazionale, da 30 anni: a partire dal 1° gennaio 2026 coloro che sono impegnati in turnistiche a 18 o 21 turni settimanali avranno un aumento delle riduzioni orarie annue di 4 ore a cui si aggiungeranno altre 8 ore l’anno successivo (per un totale di 12 ore), mentre dal 1° gennaio 2027 l’aumento di 4 ore di riduzione oraria si applicherà a tutti i lavoratori e le lavoratrici anche non turnisti. C’è l’impegno inoltre a definire future intese a livello aziendale con le Rsu per ulteriori riduzioni dell’orario di lavoro, anche in caso di investimenti tecnologici che potrebbero impattare su produttività e occupazione.
Viene introdotto un maggiore contrasto alla precarietà attraverso il dimezzamento della percentuale complessiva di utilizzo del lavoro a termine e in somministrazione che non potrà superare la percentuale massima del 25% per sommatoria di contratti a termine, in somministrazione e in staff leasing.
Per i congedi parentali, sono aumentate le ore retribuite per l’inserimento al nido e scuola dell’infanzia e per l’accudimento di genitori anziani, nonché per donne vittima di violenza. In materia di pari opportunità è stato introdotto il paragrafo “Diversità e inclusione” che demanda sia alla contrattazione nazionale che a quella di secondo livello l’individuazione di soluzioni e all’Ente bilaterale di settore la promozione di analisi e buone pratiche.
Per rivedere i livelli di inquadramento le parti hanno convenuto di avviare i lavori della Commissione paritetica tecnica per l’aggiornamento delle declaratorie a partire dal 2024.
Rilevante anche l’implementazione degli strumenti per formazione, apprendistato e sicurezza.
Infine il contratto realizza la ricomposizione della rappresentanza nel comparto dell’industria alimentare dopo la mancata sottoscrizione del precedente contratto da parte di varie associazioni datoriali di settore, che viene superata dalla nuova stipula dell’accordo.
“Siamo soddisfatti per l’accordo sottoscritto sia sul piano economico che sul piano normativo – spiega Nicola Pessolano segretario Flai Cgil Modena – e non meno per avere garantito un contratto nazionale unico a tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore. Consideriamo un grande successo per il tessuto produttivo modenese aver riportato nel contratto unico dell’industria alimentare anche quelle associazioni (a cominciare da Assocarni) che nel 2020 non avevano sottoscritto il contratto. Nelle prossime settimane l’intesa sarà sottoposta al voto nelle assemblee nei luoghi di lavoro – conclude Pessolano – ma crediamo di avere pienamente realizzato gli obiettivi contenuti nella piattaforma rivendicativa”.