SCONTRI A LAMPEDUSA. CGIL: GOVERNO RESPONSABILE. ASSOCIAZIONI CONTRO I CIE GALLEGGIANTI

28 Set 2011

 “Il Governo è direttamente responsabile di quanto accade a Lampedusa”. Lo afferma Vera Lamonica, Segretaria Confederale della CGIL con delega ai problemi dell’immigrazione, in merito agli scontri che si sono verificati a Lampedusa nei giorni scorsi. “Gli scontri, le violenze, le sofferenze di Lampedusani e migranti – spiega la dirigente sindacale – vanno ascritti per intero all’improvvisazione, alla superficialità ed alla strumentalità con cui si è affrontata fin’ora, e si continua nonostante tutto ad affrontare il tema dell’accoglienza ai migranti”. Quanto accaduto, sottolinea Lamonica, “era stato ampiamente annunciato da quanti, associazioni, sindacati, UNCHR, ecc., stanno provando a misurarsi con l’assurdità di quella situazione”. Peraltro, prosegue la dirigente sindacale, probabilmente “anche il governo si aspettava l’esplosione” dal momento che nei giorni precedenti “aveva rafforzato, e di molto, la presenza di militari e forze dell’ordine. Peccato che – aggiunge -, come sempre, non riesce ad agire in altro modo che con la propaganda e senza tenere conto in alcun modo dei diritti e della dignità delle persone”. Secondo Lamonica il comportamento del Governo “fa anche venire il sospetto che non dispiace poi tanto poter additare i migranti, umiliati e disperati, come violenti ed invasori”. Il Segretario Confederale della CGIL parla dell’Italia come di “un Paese civile di 50 milioni di abitanti e consolidate istituzioni democratiche” che, avverte “non può tollerare che si precipiti nel Medio Evo per la non volontà di questo governo di dare risposta ad esigenze elementari di accoglienza e protezione di neanche 1.500 persone disperate, di cui un centinaio minori, e – aggiunge Lamonica – di garantire giuste e necessarie condizioni di sicurezza agli abitanti dell’Isola”. La dirigente sindacale punta ancora il dito contro il Governo che “è bene che sappia che con la sua azione sta creando decine di focolai di tensione, poiché i CIE, nei quali le possibilità di internamento sono state prolungate fino a 18 mesi, sono una polveriera”. Mentre in merito alle politiche di rimpatrio, Lamonica afferma “invece che essere strombazzate sulla stampa solo per fare propaganda, devono essere gestite con serietà ed in osservanza delle convenzioni internazionali e delle Direttive Europee”.

Subito dopo la protesta, i rivoltosi, circa 700/800 tunisini, sono stati imbarcati su tre navi ormeggiate al porto di Palermo, la “Moby Fantasy”, l'”Audacia e la “Moby Vincent”, in attesa di essere trasferiti in altri centri in Italia o direttamente rimpatriati con ponti aerei (nel momento in cui scriviamo la situazione non è ancora definita). L’iniziativa ha suscitato le immediate proteste della Cgil regionale e palermitana e di altre associazioni, tra le quali Amnesty e Unhcr. Si è parlato di CIE e/o carceri galleggianti. Sono stati presentati un esposto alla procura di Palermo e una interrogazione urgente al Ministro dell’Interno.

L’interrogazione urgente è stata presentata in base alla segnalazione della Camera Penale di Palermo ‘Conca d’Oro’. Vi si legge che “sarebbero state messe in atto misure restrittive della libertà personale, e del tutto atipiche, come il trattenimento in una nave, senza il vaglio dell’autorità giudiziaria, e l’assistenza effettiva di difensori. Se quanto denunciato dalla locale Camera Penale rispondesse al vero – si fa notare in un documento – i motivi di allarme per tale procedura sarebbero molteplici e gravi”.

L’Unione Camere Penali chiede se “possa ritenersi conforme alla Costituzione, alla normativa europea ed alla disciplina interna dei rimpatri, in particolare nelle parti che obbligano lo Stato a garantire al migrante un trattamento che salvaguardi la dignità dell’individuo”.

La richiesta riguarda anche se sia stato rispettato il disposto dell’art.13 comma 5 bis del decreto legislativo 286/1998, che in applicazione dell’art.13 comma 3 della Costituzione, impone la convalida, previa audizione dell’interessato, delle misure interdittive della libertà personale, quali i trattenimenti e gli accompagnamenti coattivi alla frontiera disposti dal questore; se il questore abbia notificato l’ordine di accompagnamento coattivo alla frontiera e l’ordine di trattenimento all’interessato, e poi trasmesso entro 48 ore i provvedimenti al giudice di pace competente per la convalida; se i giudici di pace abbiano, nelle 48 ore successive, provveduto alla convalida, sentito l’interessato.

“Non può non rilevare come, se a tali domande non dovesse essere dato un immediato e rassicurante riscontro ci troveremmo di fronte una dilatazione, senza controlli, di poteri di limitazione della libertà personale, assegnata agli organi di Polizia, in conflitto con il chiaro dettato costituzionale e con la normativa, europea e nazionale, di settore.Pertanto, preso atto di quanto segnalato dalla Camera Penale di Palermo ‘Conca d’Oro’, si chiede al Ministro dell’Interno, nonché al ministro della Giustizia e ai procuratori della Repubblica di Palermo ed Agrigento, di chiarire, ognuno per le rispettive funzioni e competenze, gli interrogativi posti dalla vicenda e di verificare se nel caso denunciato siano state rispettate le procedure a garanzia del diritto di difesa”. 

PER SAPERNE DI PIU’:

http://www.cgil.it/tematiche/Documento.aspx?ARG=IMMIGRAZIONE&TAB=0&ID=17300

http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=1820&l=it

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