SOCI-LAVORATORI, LA PRECARIETÀ DIMENTICATA

15 Mar 2012 flai,

Modena, 15 marzo 2012

 

Da quanto si apprende, importanti novità si starebbero delineando nel confronto fra Governo e Parti sociali in merito al contrasto e alla riduzione delle tantissime forme di precarietà presenti nel nostro Paese: da 46 si dovrebbero arrivare a 8, almeno così sembra di percepire dagli entusiasti commenti che si leggono sui giornali.

Purtroppo nulla si dice sulla 47^ precarietà che, probabilmente, diventerà la 9^, cioè i soci lavoratori delle false cooperative o i dipendenti delle tante imprese appaltatrici che somministrano manodopera, spesso illegalmente, attraverso discutibili forme di appalto o affitti di rami d’azienda.

Si sta parlando tanto di tempi determinati, di false partite Iva e di falsi rapporti di lavoro a progetto, ma nulla o poco si dice dei lavoratori delle false cooperative che si trovano in pesanti condizioni di sfruttamento. Condizioni paragonabili a quelle che i lavoratori subiscono nel caporalato.

So bene di usare parole forti, ma sono fermamente convinto di ciò che scrivo, tanto che in pochi anni la federazione sindacale che rappresento, il sindacato agroindustria Flai/Cgil, ha segnalato con oltre 50 denunce, episodi di illegalità alle competenti istituzioni.

Il settore dell’industria alimentare, ma il fenomeno è diffuso ormai in tutti i settori, è completamente infestato da false cooperative che somministrano illegalmente manodopera tanto da pregiudicare l’esistenza  delle imprese serie che cercano di competere rispettando le leggi di questa Repubblica e i contratti di lavoro.

False cooperative – il termine è forte ma sfido tutti a dimostrare il contrario – che deregolamentano tutti gli istituti contrattuali, che non riconoscono integrazioni di malattia e infortuno, che sottopagano i lavoratori, che scippano quote di TFR e quote sociali che non vengono restituite. Per non dimenticare la tanta evasione fiscale e contributiva che si annida dietro questo fenomeno, provato in questi giorni dalla Guardia di Finanza a Milano, Cremona, Pavia ecc…

Lavoratori che con un sms apprendono quando e se lavorano. Sanno quando iniziano, con un sms la sera precedente, ma non sanno quando finiscono la giornata lavorativa. Se non obbediscono agli ordini del committente, o del caporale di turno, vieni punito e messo a riposo forzato e non retribuito.

Lavoratori che, se perdono il lavoro, non hanno diritto a disoccupazione o mobilità, fatto salvo il recente intervento delle Regioni con la cassa integrazione in deroga che, comunque, troppe false cooperative non chiedono perché “costa” meno lasciare a riposo i lavoratori con un semplice sms.

Lavoratori che non potranno avere una pensione decente, a causa dei bassi contributi versati fino al 2006, ma anche per la forte evasione contributiva presente in questo settore.

Lavoratori che pur essendo soci di cooperativa, non hanno mai partecipato a nessuna assemblea per eleggere un consiglio di amministrazione o per votare un bilancio. Lavoratori che non hanno mai visto applicati, nemmeno con il binocolo, i principi sanciti dall’art. 45 della Costituzione della nostra Repubblica (mutualità e assenza di speculazione privata).

Lavoratori che, in forza del loro status giuridico, non possono essere tutelati dal famoso art. 18 dello Statuto dei Lavoratori che, proprio per questo, vivono sotto continuo ricatto, nella più completa paura e sfruttamento.

E’ un fenomeno in continua crescita, solo a Modena nel settore della lavorazione e trasformazione delle carni trovano occupazione oltre 1.200 finti soci lavoratori, ma che non viene contrastato con adeguati strumenti di contrasto. Nemmeno l’accordo che si sta delineando, purtroppo, mette in campo idonei strumenti.

Dispiace verificare tanta insensibilità su questo argomento da parte di tutte le parti sociali, ma il sindacato continuerà a denunciare con tutti gli strumenti possibili questa forma di sfruttamento e di precarietà dimenticata.

Umberto Franciosi, sindacato agroindustria Flai/Cgil Modena

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