STRAGE IMMIGRATI: CGIL, PROMESSE NON PIÙ SUFFICIENTI

27 Apr 2015

 

“Di fronte a simili tragedie le parole, i proclami, le promesse non sono più sufficienti”, ha detto Susanna Camusso, Segretario Generale Nazionale Cgil, subito dopo la tragedia avvenuta la mattina del 19 aprile nel Mediterraneo, la più grande fino ad oggi con le sue centinaia di morti. “Il governo, il Presidente del Consiglio, deve immediatamente e con tutto il peso e la forza che il nostro Paese è in grado di mettere in campo, chiedere una riunione straordinaria del Consiglio dell’Unione Europea che abbia all’ordine del giorno le risorse e le misure da stanziare e intraprendere per porre fine al nuovo schiavismo che sta avanzando non solo sui mari, ma anche nelle nostre civilissime nazioni europee”.

Per Camusso “non c’è dubbio che siamo di fronte al peggiore disastro avvenuto in quel tratto di mare dal dopoguerra a oggi”, ma, sottolinea amaramente, “nonostante il ripetersi di avvenimenti così gravi i governi europei e la stessa Unione, latitano e temporeggiano lasciando spazio agli schiavisti del mediterraneo. Quanto avviene e quanto è avvenuto oggi dimostra l’insufficienza dei programmi varati sino ad ora, a cominciare da Triton, e le troppe titubanze e i troppi vincoli che gli Stati europei pongono alla creazione di un vero ed efficiente corridoio umanitario tra nord Africa ed Europa”.

Anche Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil con delega all’immigrazione, è intervenuta alla vigilia del Consiglio europeo sulla stage per riaffermare che “non è con le opzioni militari né con il rafforzamento dei dispositivi di sicurezza alle frontiere che si può affrontare la tragedia umanitaria che stiamo vivendo.

“Il raddoppio di Triton, il cui impegno resterebbe comunque molto al di sotto di quello di Mare nostrum, non risolve il problema fondamentale della sua missione: il suo scopo deve infatti consistere nella ricerca e nel soccorso, cosa non affatto chiara”, ha sostenuto Lamonica. “In secondo luogo”, ha continuato, “evitare che le persone muoiano in mare non può voler dire lasciarle morire sulla terraferma, dove gli occhi dell’Europa non arrivano. Non bisogna difendersi dai disperati, ma difendere i disperati, questo deve essere l’obiettivo dettato dai valori della politica, dell’etica e della civiltà dell’Europa”.

“Affrontare l’emergenza e individuare una soluzione a livello europeo significa anche e soprattutto condivisione dell’accoglienza. Fino a quando i ricollocamenti umanitari dipenderanno dalla volontarietà dei singoli stati”, ha spiegato la

dirigente sindacale”, la risposta sarà finta”. “È fondamentale invece intervenire nei luoghi di partenza e di transito, e per questo continuiamo a chiedere l’apertura di canali umanitari. È evidente a tutti”, ha proseguito”, che la stabilizzazione della Libia non è a portata di mano e che la necessaria azione per la pace in tutte le aree interessate da conflitti, oltre a non aver bisogno di improbabili interventi militari, implica tempi più lunghi rispetto all’urgenza di salvare le vite torturate di donne, uomini e bambini che non sono immigrati, ma profughi e richiedenti rifugio e asilo”.

“Corridoi umanitari, Mare nostrum europeo, superamento del regolamento di Dublino tre: sono queste le richieste avanzate ieri da decine di organizzazioni e associazioni nelle piazze di tutta Italia. Si ascoltino loro”, ha concluso Lamonica, “e non le forze del populismo e della demagogia che speculano sui morti e sulla sofferenza umana”.

Il Comitato direttivo della Cgil Nazionale ha approvato un ordine del giorno, che proponiamo qui sotto, sulla “enorme nuova tragedia nel Mediterraneo”, in cui si esprime “profondo dolore” per quanto accaduto. Il sindacato di corso d’Italia ribadisce in modo netto che sul tema dell’immigrazione, dei rifugiati e dei richiedenti asilo l’Europa deve cambiare radicalmente.

DOCUMENTI/ORDINE DEL GIORNO CGIL

Il Comitato Direttivo della CGIL del 20 aprile 2015, esprime profondo dolore per la nuova enorme tragedia nel Mediterraneo. L’esodo di centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini che fuggono da guerre, violenze e fame e che cercano salvezza in Europa, ha proporzioni epocali. La capacità dell’Europa di rispondere adeguatamente segnerà il suo futuro e ne determinerà i caratteri fondativi. Finora essa ha risposto con colpevole indifferenza, per l’incapacità e la non volontà di costruire una risposta comune basata su valori di civiltà, umanità e accoglienza che dovrebbero caratterizzarla. Nel vuoto delle scelte si è lasciato campo libero alle forze del populismo e del razzismo che sul tema immigrazione costruiscono fortune elettorali, alimentando le insicurezze e le paure di popolazioni diventate più povere ed insicure.

L’Italia aveva con Mare Nostrum costruito una risposta di emergenza che ha avuto il merito di salvare migliaia di vite, perché interveniva oltre le acque territoriali ed aveva la missione del soccorso, anche con una positiva azione di filtro di sicurezza e sanitaria. Averla chiusa è stato un tragico errore, tanto più perché tale scelta è stata determinata, oltre che da un calcolo economico, dalla polemica di quanti sostenevano, e assurdamente sostengono ancora, che è il soccorso a determinare le partenze. La cosiddetta missione Triton, altro nome per l’ordinaria azione di Frontex a difesa delle frontiere, ha rivelato essere una ipocrita operazione di facciata di cui si vede tutta l’inadeguatezza. Anche un solo morto è importante, ed il numero reale delle vittime è purtroppo molto al di sopra delle cifre note, ma se l’anno scorso ad Aprile la cifra era di un centinaio di vittime, oggi , per l’equivalente periodo, siamo ad oltre 1600. Perciò la prima azione da fare , al di la delle parole,centinaio di vittime, oggi , per l’equivalente periodo, siamo ad oltre 1600. Perciò la prima azione da fare , al di là delle parole, è rimettere in mare una vera missione di soccorso europea e, se ciò non dovesse essere immediatamente possibile, ripristinare subito Mare Nostrum per prevenire nuove tragedie.

Il tema dell’asilo va affrontato però strutturalmente. Le guerre e le tensioni in Africa e nel Medio Oriente, al cui esplodere non sono estranee le coalizioni, le guerre degli anni scorsi e più recenti, sono tali che determineranno a lungo instabilità e fughe di massa. Oggi la maggioranza delle persone trova rifugio negli stessi paesi limitrofi, infatti degli oltre 50 milioni di rifugiati del mondo solo una piccola parte si rivolge all’Europa. Tuttavia essa è tale da dover essere affrontata con lungimiranza, oltre che con spirito di solidarietà, e quindi con delle decisioni che non lascino i disperati nuovi schiavi in mano agli scafisti ed ai campi di tortura che si sono messi in piedi per esempio in Libia.

L’Europa deve predisporre un piano di accoglienza con quote da distribuire equamente tra tutti i Paesi, e su questa base creare un canale di ingresso legale oggi inesistente, e superare il Regolamento di Dublino Tre. E’ possibile, come oramai proposto da tutte le organizzazioni internazionali, creare luoghi e sedi nei paesi di partenza dove sia possibile chiedere asilo, e da dove quindi si possa venire in Europa legalmente ed in condizioni protette. Solo così sarà possibile sconfiggere gli schiavisti e tutti coloro che, con fini anche di finanziamento o di messa sotto pressione dell’Europa, su questa tragedia biblica speculano sotto gli occhi di tutti.

L’Italia deve su questo attivare tutte le forme di pressione possibili, non è un tema secondario e non può essere affidato all’egoismo dei singoli Paesi, e alle destre Europee, perché riguarda i caratteri del modello di democrazia europeo e la stessa capacità di difesa rispetto alle minacce di guerra e di terrorismo che incombono. Per essere forti in Europa bisogna però fare uno sforzo di coesione nazionale, che deve riguardare tutti. Basta con lo sciacallaggio, con l’uso di un tema così delicato a fini di campagna elettorale. Basta con modalità di organizzazione dell’accoglienza che stanno lasciando in gran parte alle sole regioni del mezzogiorno l’onere di farvi fronte. Serve uno sforzo solidale di tutti i territori, che il governo deve promuovere: allo stato del numero di profughi, se ogni comune ne ospitasse poche unità non ci sarebbero problemi insormontabili per nessuno.

Il CD della CGIL fa appello anche alla CES, perché promuova iniziative adeguate, sia verso gli organi dell’Unione che verso i governi dei singoli Paesi, facendo sentire forte la voce del sindacato europeo che nella difesa dei deboli e nell’affermazione della solidarietà ha la sua ragione fondamentale. …

image_print

Articoli correlati

03 Mag 2025 il voto è la nostra rivolta

REFERENDUM 2025. IL VOTO E’ LA NOSTRA RIVOLTA!

Si voterà nelle giornate dell’8 e 9 giugno 2025 per i 5 quesiti referendari su LAVORO e CITTADINANZA per i […]

02 Mag 2025 castelnuovo rangone

REFERENDUM 8-9 GIUGNO 2025, SE NE PARLA A CASTELNUOVO RANGONE IL 9 MAGGIO

Incontro a Castelnuovo Rangone venerdì 9 maggio per parlare dei 5 referendum lavoro e cittadinanza dell’8-9 giugno prossimi e per […]

02 Mag 2025 1 maggio

1° MAGGIO 2025: UNITI per un LAVORO SICURO

“UNITI per un LAVORO SICURO”. È lo slogan scelto da Cgil, Cisl, Uil per celebrare quest’anno il Primo Maggio. A […]