25 Feb 2014
Uno studio della Commissione Europea pubblicato proprio il giorno dopo i risultati del referendum svizzero che mette a rischio la libertà di circolazione dei cittadini UE e dei transfrontalieri italiani dimostra come la mobilità dei lavoratori fra Stato e Stato sia molto più un valore aggiunto di quanto non rappresenti un problema. I cittadini UE vanno in altri paesi dell’UE soprattutto per le opportunità di lavoro e sono in media più giovani e più probabilità di funzionare. Ciò è confermato dallo studio indipendente. Esso si concentra su sei città europee, scelte per la composizione multinazionale della loro popolazione: Barcellona, Dublino, Amburgo, Lille, Praga e Torino . Mostra che per tutti i sei città l’afflusso di giovani, cittadini in età di lavoro dell’UE ha avuto un impatto economico positivo. Ad esempio a Torino, una valutazione locale mostra che le entrate fiscali da stranieri nel complesso hanno portato un beneficio netto di 1,5 miliardi di € per le finanze pubbliche nazionali. Lo studio mostra anche che i nuovi arrivati hanno contribuito a colmare le lacune nei mercati del lavoro locali, ha contribuito alla crescita in nuovi settori e hanno contribuito a bilanciare l’invecchiamento della popolazione. Constata che i cittadini mobili sono spesso troppo qualificati per i lavori che occupano, possono essere pagati meno e allo stesso tempo non sempre beneficiano dello stesso accesso all’alloggio e all’istruzione.