27 Apr 2015
“Dalla società civile alle organizzazioni internazionali, passando per i media, tutti o quasi hanno denunciato il fallimento delle politiche migratorie dell’UE e la sua incapacità a contrastare un fenomeno che dal 1 gennaio 2015 ha registrato oltre 1.700, per superare quota 22mila dal 2000 ad oggi”, ma, scrive il settimanale Vita, c’è anche il silenzio assordante dei leader africani. “A morire nel Mediterraneo sono infatti cittadini africani in fuga dalla guerra, dalle persecuzioni o dalla povertà. E’ quindi lecito chiedersi in che misura i leader africani si sentano chiamati in causa dalle tragedie del Mediteraneo”. E la risposta “la fornisce il sito d’informazione sudafricano The Daily Maverick, che denuncia il silenzio dell’Unione Africana subito dopo le ultime tragedie” spiegandolo con la riluttanza dei suoi Stati Membri ad implicarsi su questa questione. Insomma con l’UE…’ “. Solo i Presidenti del Niger, Mahamadou Issoufou, e del Congo-Brazzaville, Denis Sassou Nguesso, hanno chiesto interventi concreti per fermare le stragi.
Si sono invece espresse con chiarezza alcune organizzazioni sindacali dei paesi dell’Europa Meridionale, del Maghreb, del Machrek e dell’Africa sub-sahariana, che hanno creato una rete di assistenza sindacale ai migranti, raggruppando 29 organizzazioni di 16 paesi (Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal, Mauritania, Marocco, Algeria, Libia, Tunisia, Egitto, Libano, Turchia, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio). E’ una Iniziativa sostenuta anche dalla Confederazione Europea dei Sindacati (CES), dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati (CSI) e da attori della Società Civile nazionale e internazionale. In un appello a fermare la stragi, la rete propone anche misure di intervento.