28 Ott 2014
Il Governo taglia le risorse per i Patronati con gravi conseguenze sulla tutela dei diritti dei cittadini. Un taglio di 150 milioni di euro con la riduzione dell’aliquota allo 0,148 per cento sul monte contributi dei lavoratori dipendenti, a fronte di un servizio che ogni anno fa risparmiare alla Pubblica Amministrazione 657 milioni di euro. Mette a rischio, inoltre, 7.000 posti di lavoro
“Non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci. La legge di stabilità contiene un taglio insostenibile al Fondo patronati che cancella di fatto ogni possibilità di continuare a svolgere il lavoro di tutela previdenziale e assistenziale che facciamo da 70 anni. E’ stato questo il commento a caldo di Morena Piccinini, presidente del patronato della Cgil,l’Inca, dopo l’avvenuta bollinatura della finanziaria da parte della Ragioneria dello Stato.
“150 milioni di euro in meno”, dice Piccinini, “significano una riduzione del 35 per cento delle risorse complessive date al Fondo patronati. Una cifra enorme che avrebbe delle ricadute significative anche sul piano occupazionale, mettendo a rischio i posti di lavoro di migliaia di operatori che quotidianamente assicurano l’assistenza ai cittadini nel rapporto con la pubblica amministrazione”.
“Se il governo Renzi” – afferma la presidente Inca – continuerà ad avere un atteggiamento ostile verso i soggetti intermedi di pubblica utilità, quali sono i patronati, dovrà anche assumersi la responsabilità di dire ai cittadini che il suo esecutivo ha deciso di cancellare tra i diritti costituzionalmente garantiti, quello alla tutela gratuita e soprattutto dovrà dire loro a chi devono rivolgersi per poter avere una risposta adeguata dalla pubblica amministrazione, visti anche i tagli già annunciati che la riguardano”.
“I patronati rappresentano un pezzo fondamentale del welfare pubblico e svolgono un lavoro socialmente prezioso”, spiega Piccinini, “senza il quale soprattutto tutte le persone rischiano di essere date in pasto al mercato dei faccendieri senza scrupoli che, spesso, con una buona dose di cinismo si fanno pagare prestazioni finora garantite in modo gratuito da questi istituti”.
“Mettere una pietra tombale sulla tutela”, precisa la Presidente Inca, “significa prefigurare un welfare miserevole basato solo sulle liberalità che di volta in volta il governo centrale elargisce non in base a un diritto sancito dalle leggi, ma in considerazione di un concetto aleatorio di benevolenza. Una ipotesi inaccettabile che avvierebbe il nostro paese verso una pericolosa deriva antidemocratica”.
Nell’ambito dell’iniziativa tesa a modificare il provvedimento, le tre sigle che raggruppano i maggiori patronati italiani (Ce-Pa, Cipas e Copas) hanno scritto anche al Presidente della Repubblica Giogio Napolitano. I tgli, inoltre, diventeranno uno dei temi central della “giornata della tutela” promossa dal CEPA per il 15 novembre in tutte le piazze d’Italia.
Il Governo taglia le risorse per i Patronati con gravi conseguenze sulla tutela dei diritti dei cittadini. Un taglio di 150 milioni di euro con la riduzione dell’aliquota allo 0,148 per cento sul monte contributi dei lavoratori dipendenti, a fronte di un servizio che ogni anno fa risparmiare alla Pubblica Amministrazione 657 milioni di euro. Mette a rischio, inoltre, 7.000 posti di lavoro
“Non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci. La legge di stabilità contiene un taglio insostenibile al Fondo patronati che cancella di fatto ogni possibilità di continuare a svolgere il lavoro di tutela previdenziale e assistenziale che facciamo da 70 anni. E’ stato questo il commento a caldo di Morena Piccinini, presidente del patronato della Cgil,l’Inca, dopo l’avvenuta bollinatura della finanziaria da parte della Ragioneria dello Stato.
“150 milioni di euro in meno”, dice Piccinini, “significano una riduzione del 35 per cento delle risorse complessive date al Fondo patronati. Una cifra enorme che avrebbe delle ricadute significative anche sul piano occupazionale, mettendo a rischio i posti di lavoro di migliaia di operatori che quotidianamente assicurano l’assistenza ai cittadini nel rapporto con la pubblica amministrazione”.
“Se il governo Renzi” – afferma la presidente Inca – continuerà ad avere un atteggiamento ostile verso i soggetti intermedi di pubblica utilità, quali sono i patronati, dovrà anche assumersi la responsabilità di dire ai cittadini che il suo esecutivo ha deciso di cancellare tra i diritti costituzionalmente garantiti, quello alla tutela gratuita e soprattutto dovrà dire loro a chi devono rivolgersi per poter avere una risposta adeguata dalla pubblica amministrazione, visti anche i tagli già annunciati che la riguardano”.
“I patronati rappresentano un pezzo fondamentale del welfare pubblico e svolgono un lavoro socialmente prezioso”, spiega Piccinini, “senza il quale soprattutto tutte le persone rischiano di essere date in pasto al mercato dei faccendieri senza scrupoli che, spesso, con una buona dose di cinismo si fanno pagare prestazioni finora garantite in modo gratuito da questi istituti”.
“Mettere una pietra tombale sulla tutela”, precisa la Presidente Inca, “significa prefigurare un welfare miserevole basato solo sulle liberalità che di volta in volta il governo centrale elargisce non in base a un diritto sancito dalle leggi, ma in considerazione di un concetto aleatorio di benevolenza. Una ipotesi inaccettabile che avvierebbe il nostro paese verso una pericolosa deriva antidemocratica”.
Nell’ambito dell’iniziativa tesa a modificare il provvedimento, le tre sigle che raggruppano i maggiori patronati italiani (Ce-Pa, Cipas e Copas) hanno scritto anche al Presidente della Repubblica Giogio Napolitano. I tgli, inoltre, diventeranno uno dei temi central della “giornata della tutela” promossa dal CEPA per il 15 novembre in tutte le piazze d’Italia.