24 Nov 2015
Modena, 24 novembre 2015
Il moltiplicarsi degli attacchi internazionali del terrorismo jihadista, culminati col dramma parigino, mutano necessariamente le più strette modalità preventive e di controllo, oltre che il modo di osservare ed interpretare fatti e vicende abbastanza frequenti, accaduti e che accadono anche nelle strade delle nostre città.
Anche nella provincia modenese, si è stretta l’azione inquirente per monitorare situazioni orientate e considerate a rischio terroristico.
– Sono i casi recenti, ad esempio, dell’imam”clandestino” di Camposanto, del quarantenne di Mirandola tuttora irreperibile e sospetto combattente, del giovane magrebino di Medolla considerato “pericoloso”.
– O la telefonata sospetta partita la scorsa settimana da Castelfranco che, inneggiando Allah, ha consigliato di non far giocare la partita dell’Italia allo stadio di Bologna.
– Come l’inevitabile indagine aperta dalla Procura di Modena, dopo il ritrovamento dell’ordigno a gas sotto le mura dell’Aeronautica, anche se si potrebbe trattare di un resto dei botti per festeggiare lo scorso Alloween.
– Fino all’espulsione immediata del marocchino di Sassuolo che, lo scorso fine settimana, aveva in casa un sacco di PC rubati, cellulari con foto violente e cartine di Parigi, Londra e Bruxelles. Un “semplice” ladro o un basista?
Stiamo cioè attraversando una fase inedita, e senza ritorno, nella direzione di stili di vita diversi; modalità più sospettose da parte del cittadino di interpretare fatti, eventi ed incidenti; regole più stringenti per il controllo del territorio e sicurezza dei cittadini.
Una strada che spinge a leggere e soppesare con un’attenzione diversa è anche quella rappresentata dai dati, pur sempre allarmanti, riportati dall’ultimo Rapporto semestrale 2015 della Banca d’Italia-UIF/Ufficio Informativa Finanziaria che, come sappiamo, raccoglie le segnalazioni riguardanti le operazioni finanziarie sospette di riciclaggio malavitoso.
Così, finora le avevamo lette e considerate.
In realtà – a proposito dei tempi che cambiano – fin dal primo capitolo del malloppo, le tabelle riportano i dati delle “segnalazioni sospette di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo“.
E fin dalla prima pagina della premessa. …si parla di noi!
L’ufficio speciale della Banca d’Italia apre certificando che nel 1° semestre 2015 ha “raccolto 39.021 segnalazioni di operazioni sospette”, circa un 3% in più rispetto al semestre precedente e, prosegue, “…rispetto alla ripartizione territoriale, si rilevano gli incrementi del 21% dell’Emilia Romagna (1°) e del 18% del Veneto (2°).
In quel solo semestre, dalla nostra regione sono giunte ben 2.081 segnalazioni sospette. Il più alto in assoluto, e con il podio grigio così definito: 635 da Bologna, 444 da Reggio e 416 da Modena.
Nello stesso semestre di quest’anno, sono ben 138 i casi segnalati di sospetto finanziamento del terrorismo internazionale: più del quadruplo rispetto al 1° semestre dell’anno scorso.
Un numero di per sé impressionante ma certamente molto sottostimato.
UIF infatti avverte che il terrorismo si finanzia proprio con le stesse modalità del riciclaggio malavitoso: operazioni finanziarie di riciclo di risorse in nero e/o proventi sporchi da ricatti, usure, false donazioni.
Modalità quindi molto simili ed intercambiabili, però con la particolare attenzione ad evitare “anomalie rilevanti” al fine di sfuggire ai controlli internazionali, quindi utilizzando:
– movimento di bonifici o contante di “entità scarsamente rilevanti” (quindi meglio sarebbe non innalzare il tetto d’uso del contante! ).
– ricorrendo al frequente utilizzo di fasulle omonimie e, sempre più, con scambi finanziari “…intestati ad O.n.l.u.s. ovvero organizzazioni senza scopo di lucro, di matrice culturale, caritatevole o religiosa”.
– utilizzando il normale canale dei “bonifici in entrata/uscita verso Paesi a rischio” con ovvia preferenza per i “paradisi fiscali“.
– E a quest’ultimo proposito, il Report UIF-B.d’ I. torna a noi, con la mappatura delle province che più ” lavorano” coi paradisi, e così si riconferma Modena al primo posto in Emilia e fra le più esposte in Italia per la “specialità” da/verso i paradisi. Ma occhio che, nell’ordine, questi Paesi che favoriscono le operazioni finanziarie sospette sono, dopo Hong Kong, la sfilza degli Emirati Arabi – noti finanziatori dell’ Isis – Abu Dhabi, Dubai e poi Turchia e Libano, che non sono da meno!
A margine degli autorevoli dati della Banca d’Italia, ma restando sul medesimo tema del come si finanzia l’Isis, potrei riportare le dettagliate descrizioni ascoltate lo scorso mese ad Erbil, da autorevoli voci del governo regionale Kurdo in Iraq, che riportano nei dettagli lo sbocco dei traffici del petrolio in nero che Isis estrae nei territori occupati e trasporta con centinaia di camion.
Oltre all’ovvio consumo a loro necessario, l’altro ovvio ed unico sbocco possibile avviene oltre i confini della Siria, per andare in Turchia e Libano e da qui in Israele e ai mercanti dell’area occidentale. Il governo dei peshmerga azzarda perfino le percentuali di questo immondo mercato che sbeffeggia la “coalizione internazionale”, pari a circa il 60% del greggio estratto.
Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore sicurezza e legalità Cgil Emilia-Romagna