TORNA IL PRIMO MARZO

13 Feb 2014 mobilitazione, sciopero,

 

Quinto anniversario anniversario per il “Primo Marzo” contro il razzismo e la discriminazione dei migranti.

Nato nel 2010 sotto forma di sciopero di tutti i lavoratori di origine straniera (sotto il titolo “Un giorno senza di noi”) l’appuntamento vuole far riflettere sugli stereotipi e i pregiudizi con cui spesso si etichettano le persone provenienti da altri Paesi, da differenti culture e contesti. Anche quest’anno la “Rete Primo Marzo” organizzerà diverse iniziative sul territorio italiano per affermare la dignità dell’essere umano, il diritto alla libera circolazione e quello di scegliere liberamente dove risiedere, il valore del meticciato.

“Il 2013 è stato un anno caratterizzato da eventi drammatici e dalla crisi economica: peggiorano le condizioni lavorative, aumentano precariato e disoccupazione”, scrive la Rete nell’appello di quest’anno. “A trovarsi nella posizione più critica sono i soggetti più deboli e ricattabili. E la maggior parte dei migranti si colloca a pieno titolo in questa categoria, anche per effetto della legge sull’immigrazione in vigore, che continua a tenere legati permesso di soggiorno e contratto di lavoro”.

Nell’appello la Rete dedica spazio ai richiedenti asilo per i quali l’Italia è diventato un paese di transito, “ma le sue frontiere, in molti casi passaggi obbligati per chi aspiri ad entrare nella Fortezza Europa, continuano a rivelarsi come luoghi di morte. La tragedia del 3 ottobre non è in questo senso che la punta dell’iceberg. Nonostante ciò, invece di instaurare corridoi umanitari, che consentirebbero ai profughi di arrivare nel nostro Paese in condizione di relativa sicurezza, vengono mantenuti gli accordi bilaterali esistenti per i respingimenti e i rimpatri, viene rafforzata l’agenzia Frontex, si stipulano altri accordi di cooperazione militare. Una legge organica sull’asilo, di cui tante volte è stata sottolineata la necessità, ancora non c’è. Gli accordi di Dublino sono stati modificati in peggio, senza intaccare il principio per cui il richiedente asilo dovrà permanere nel primo Paese dell’Ue in cui sarà identificato, a prescindere dai suoi progetti di vita, dai suoi legami e dalla sua volontà”.

Ripropone, ovviamente, le sue storiche battaglie contro il sistema Cie, per una nuova legge sulla cittadinanza e per riconoscere il diritto di voto amministrativo. Sottolinea che poco è cambiato con l’attuale legislatura: “Il ministero affidato a Cécile Kashetu Kyenge ha rappresentato un segnale significativo che lasciava presagire una volontà di cambiamento. Ma va sottolineato che il disinteresse e l’inazione complessivi del Governo e del Parlamento sul tema immigrazione hanno fatto sì che ad oggi nel concreto poco sia cambiato”, mentre “proposte interessanti continuano ad arrivare dalla società civile. Fra gli esempi il contributo della Carta di Lampedusa, e l’appello del comitato “Nella stessa barca” che ha come obiettivo una urgente grande manifestazione nazionale il 12 aprile.

La giornata del Primo Marzo 2014 s’inserisce in questo percorso come tappa importante per il riconoscimento dei diritti dei migranti e il rispetto della dignità di tutte e di tutti”. La Rete Primo Marzo torna a proporre con la prossima mobilitazione diffusa su tutto il territorio:

1. Una nuova legislazione in materia di immigrazione.
2. La cittadinanza per tutti i figli di migranti nati o cresciuti in Italia.
3. Il diritto di voto amministrativo e regionale per stranieri residenti.
4. Instaurazione di corridoi umanitari. Legge sull’asilo politico. Accoglienza degna ed effettiva.
5. Pieno riconoscimento del diritto di ricongiungimento familiare più ampio e meno restrittivo.
6. Rispetto dei diritti dei lavoratori e lotta al caporalato e allo sfruttamento lavorativo.
7. Libera circolazione; abrogazione degli accordi bilaterali di respingimento e rimpatri. Abolire dispositivi di monitoraggio e di controllo militari del mediterraneo come il Frontex.
8. Chiusura immediata di tutti i Cie.
9. Impegno per una informazione qualitativamente e formalmente corretta rispetto alle questioni che riguardano l’immigrazione.

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