19 Ott 2009
A seguito dell’entrata in vigore della legge sulla sicurezza, in particolare con l’introduzione del reato di clandestinità, è diventato più difficile che nel recente passato consentire l’accesso ai programmi di protezione sociale per le vittime della tratta previste dall’articolo 18 del Testo unico sull’immigrazione. Lo denunciano gli operatori del settore con un comunicato stampa sottoscritto in occasione della III Giornata europea contro la tratta degli esseri umani che si è celebrata il 18 ottobre 2009 a Venezia. Hanno firmato il comunicato l’Associazione On the Road, l’Asgi, il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Venezia, la Cooperativa Dedalus, il Consorzio Nova, il CNCA e il Gruppo Abele.
Nello stesso comunicato si parla anche del lavoro forzato, contro il quale, in numerose aree del Paese, “si stenta ancora a riconoscere il diritto di accesso alle opportunità offerte dalla legge per le persone vittima della tratta a scopo di grave sfruttamento lavorativo”.
“Il sistema italiano di tutela dei migranti oggetto di tratta viene preso a modello a livello europeo e internazionale” scrivono gli estensori del comunicato, ” tuttavia l’Italia, contrariamente a quanto hanno fatto Paesi in cui il fenomeno è molto meno rilevante e che non possono certo vantare l’articolato insieme di interventi che connota il nostro Paese, non si è ancora dotata di un piano organico di intervento e di un sistema nazionale di tutela delle vittime”.