16 Apr 2012
di Fatima Hasani
All’interno della UE, al contrario di quanto avviene per i lavoratori europei, che possono contare su un sistema normativo adeguato, per i cittadini di paesi terzi, che rappresentano il 4% della forza lavoro, è più difficile far valere i propri diritti previdenziali. Per questo motivo la Commissione europea ha pubblicato e diffuso una comunicazione per chiarire i diritti di sicurezza sociale per le persone che migrano da e verso l’Unione. Essa mira a proteggere meglio i loro diritti e, in particolare, i diritti pensionistici acquisiti. Nel sottolineare che i lavoratori e le imprese dei paesi terzi (che percepiscono l’Unione Europea come un’entità unica) devono confrontarsi con tanti sistemi di sicurezza sociali quanti sono gli stati membri, con tutte le difficoltà che ne derivano, propone di elaborare politiche comuni all’interno dell’Unione e di rafforzare le regole di cooperazione tra l’Ue e i paesi terzi, e, anche, di spiegare meglio, in che modo le regole attuali possono già garantire molti diritti individuali. La Commissione uno strumento giuridico importante è il regolamento 1231 del 2010, entrato in vigore il 1 gennaio 2011, che conferisce ai cittadini dei paesi terzi che abbiano risieduto legalmente in almeno 2 stati membri, gli stessi diritti alla sicurezza sociale dei cittadini Ue. Ricorda pure la “sentenza Gottado”, emessa nel 2002 dalla Corte di giustizia europea.
http://www.inca.it/News/201204021415.htm
http://www.osservatorioinca.org/index.php?p=text&cmd=details&tbl=sezioni_record&cat_id=12&id=740