UN ANNO DI MONTI

12 Dic 2012

  di Ciro Spagnulo

L’anno volge al termine ed è tempo di fare un bilancio delle politiche dell’immigrazione. E’ un bilancio che parla soprattutto di occasioni mancate. Perché per la strana maggioranza che lo ha sorretto, poco coesa sui diritti e sui bisogni dei cittadini stranieri, il Governo non ha potuto fare. E un po’ non ha voluto, poiché molti miglioramenti si potevano ottenere con semplici atti amministrativi. Un merito però va ascritto al dimissionario esecutivo Monti: il mutamento di linguaggio, che ha accantonato la volgarità e la rozzezza di marca soprattutto leghista determinando anche un mutamento di clima. E che il clima sarebbe cambiato lo si è capito il 16 novembre 2011 quando nelle mani del Presidente della Repubblica ha giurato anche un ministro dell’Integrazione e della Cooperazione Internazionale.

Tra le grandi occasioni mancate vi è al primo posto la riforma della cittadinanza, nonostante il 72,1% degli italiani sia per il riconoscimento dello «ius soli», cioè la concessione della cittadinanza ai figli di immigrati nati nel nostro Paese, come certifica l’ultimo rapporto Censis. Vi è anche il fallimento della regolarizzazione: avrebbero potuto accedervi 500 mila persone, ma a causa dei rigidi criteri imposti le istanze sono state meno di 135 mila.

La regolarizzazione è stata una conseguenza del recepimento della direttiva europea che prevede sanzioni più severe per i datori di lavoro che impieghino lavoratori stranieri irregolari. La direttiva prevede, tra l’altro, che al lavoratore gravemente sfruttato che denunci il proprio datore di lavoro possa essere rilasciato un permesso per motivi umanitari. E’ stata recepita anche la direttiva europea che consente l’ingresso di lavoratori stranieri altamente qualificati al di fuori dei decreti flussi (carta blu) e sono stati eliminati i limiti alla circolazione di romeni e bulgari.

Un’altra importante novità è stata l’allungamento da sei mesi ad almeno un anno del permesso per attesa occupazione. Non c’è stata, invece, l’eliminazione del nuovo contributo, voluto dal governo precedente, sui rilasci e i rinnovi dei permessi di soggiorno, che con importi variabili da 80 a 200 euro pesa molto sui bilanci delle famiglie immigrate. Non è stato soppresso nemmeno l’accordo di integrazione, altra assurda eredità del precedente governo, e quasi niente è stato fatto in materia di programmazione dei flussi per lavoro. Semplificazioni sono state introdotte in tema di lavoratori stagionali, di iscrizione anagrafica, di autocertificazione ed è stato chiarito definitivamente che chi attende il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno va considerato a tutti gli effetti un immigrato regolare. E’ stata abolita l’imposta sui trasferimenti in denaro da parte di persone prive di codice fiscale o di matricola Inps, ma introdotta l’ “Imposta sul valore degli immobili situati all’estero”.

Concludiamo con l’augurio che il nuovo governo in arrivo con il 2013 sia amico dei cittadini immigrati e che abbia la forza e il coraggio di ridisegnare in meglio le politiche dell’immigrazione.

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