UN MILIONE A ROMA CON LA CGIL PER DIFENDERE IL LAVORO CHE C’È, PER DARLO A CHI NON CE L’HA, PER ESTENDERE DIRITTI E TUTELE. CAMUSSO: “PRONTI ALLO SCIOPERO GENERALE”

28 Ott 2014 sciopero,

Il mondo del lavoro, di chi ce l’ha e di chi lo cerca, nelle sue molteplici sfumature, il 25 ottobre ha invaso piazza san Giovanni a Roma. E non potendo la piazza contenerlo tutto ha riempito anche le strade circostanti. Lavoratrici, lavoratori, giovani, studenti, precari, esodati, pensionati, immigrati, più di un milione di persone sono giunte nella capitale da tutto il Paese per la manifestazione nazionale della CGIL ‘Lavoro, dignità, uguaglianza per cambiare l’Italia’. Hanno detto no al jobs act, alla riduzione dei diritti e delle tutele. Hanno detto che occorre difendere il lavoro che c’è e darlo a chi non ce l’ha. Contro i suoi detrattori hanno detto che il sindacato c’è ed è ben radicato. Che condividevano queste parole che da un ponteggio sovrastavano la piazza: “La storia della Cgil sta nel coraggio di difendere i lavoratori, di lottare per l’estensione dei diritti, di sostenere le parti sociali più deboli”. Di sentirsi sì ‘conservatori’, ma ‘conservatori’ del coraggio di difendere un’idea di civiltà del lavoro oggi più che mai attuale.

“Questi sono i colori del lavoro, noi siamo con tutti i lavoratori e lavoratrici”. Così ha esordito Camusso guardando la piazza gremita, verso la quale, secondo il Segretario Generale della CGIL, il Premier Renzi si è rivolto con toni irrispettosi: “Alla Leopolda e a palazzo Chigi sappiano che noi non deleghiamo a nessuno le questioni del lavoro” perché è nel lavoro che risiede il futuro del Paese, la strada per risollevarsi dalla crisi. “Non c’è uscita dalla crisi senza lavoro, lavoro buono, tutelato”, non come sta facendo il governo con “tagli ai diritti e salari più bassi”.

Noi vogliamo davvero cambiare il Paese, e il cambiamento è in questa piazza, nei tanti presidi davanti ai cancelli delle aziende per difendere il lavoro. La voglia di cambiare è nei pensionati, è nel volto della lavoratrice licenziata perché ha scelto di diventare mamma, è nello sguardo del giovane che sta preparando la valigia per emigrare. Per tutti questi volti dobbiamo cambiare verso e la prima scelta deve essere il lavoro, libero e dignitoso, con i diritti. Senza lavoro non si cambia, ma si arretra”. Non cambia direzione per Camusso la legge di stabilità: “II rigore dell’Unione europea continuerà a mantenere il Paese nella stagnazione, la legge di stabilità non cambia verso, non è sufficiente a cambiare strada”. La manovra non può essere costruita, ha detto Camusso con “qualche taglio in più e qualche bonus, è insufficiente a creare giustizia”. Giustizia e uguaglianza, ha precisato Camusso non sono parole “antiche”, ma “sono la precondizione del futuro”. Per la dirigente sindacale “non si può fare la guerra tra poveri” : per evitarla è indispensabile “una tassa sulle grandi ricchezze, progressività e giustizia fiscale”.

Sull’articolo 18, la leader della CGIL ha ribadito a gran voce, con esultanza della piazza: “Nessuno può dire che sia un totem ideologico, è una norma che difende la libertà dei lavoratori, si tratta di tutele concrete non ideologiche che fanno la differenza fra il lavoro servile e il lavoro moderno”; e ha aggiunto: “Nessuno può dire in buona fede che togliere l’articolo 18 serva per la crescita”. Inoltre, ha ricordato Camusso lo Statuto dei Lavoratori deve includere tutte le lavoratrici e i lavoratori e allargare le tutele universali, come tutela della maternità, della malattia e infortunio e del diritto al riposo, all’equa retribuzione.

“La manifestazione nazionale è solo una tappa”, ha concluso Camusso. “La CGIL è pronta a continuare la sua protesta per cambiare il Jobs act e la politica di questo governo anche con lo sciopero generale”.

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