07 Dic 2011 mobilitazione,
“Se non le donne, chi?” Con questo slogan domenica 11 dicembre il movimento Se non ora quando ritorna nelle piazze.
Anche il comitato modenese, tra i più attivi dei 120 sparsi su tutto il territorio nazionale, torna nelle strade e chiama alla partecipazione tutti coloro (possibilmente anche di più) che il 13 febbraio scorso hanno riempito piazza Matteotti con palloncini rosa e hanno dato una spinta alla Storia.
L’appuntamento è per domenica 11 dicembre alle 15 in Piazza Sant’Agostino per un corteo che attraverso la via Emilia raggiungerà Piazza Grande attorno alle 17. La parata prevede sei tappe: si parte da piazza Sant’Agostino con un saluto ai partecipanti e la distribuzione di palloncini e cartelli, poi sono previste soste nelle piazze Muratori, Matteotti e Mazzini, al Sacrario dei caduti e infine in piazza Grande. Ad ognuna delle “stazioni”, in una sorta di Via Crucis laica delle donne, sono previsti brevi interventi e performance di giovani artiste e musica dal vivo.
“Se i cambiamenti, dopo il 13 febbraio, ci sono stati, seppur lentamente – dicono le organizzatrici – adesso si apre una fase nuova, ed è fondamentale esserci. Il nuovo Governo dice ciò che noi sosteniamo da tempo: il paese non può permettersi di disperdere la forza attiva delle donne. Non c’è crescita senza le donne. Attendiamo perciò di conoscere le misure del Governo per la crescita e l’occupazione femminile”.
Secondo la stima di Bankitalia il paese recupererebbe il 7% del Pil se riuscisse a raggiungere la media europea di donne impiegate nel mondo del lavoro. Il tema dell’occupazione femminile dunque è urgente, altrettanto urgente ripensare un modello di welfare, e contrastare ogni forma di discriminazione.
“Occorre intervenire subito sull’ignominiosa pratica delle dimissioni in bianco, e sulle differenze di retribuzione a parità di lavoro” insistono le donne del Comitato.
Secondo i dati del Cnel, a parità di qualifica e impiego, la differenza di retribuzione tra uomini e donne si attesta tra il 10% e il 18% e riguarda un po’ tutte le categorie: le operaie (-21%), le impiegate (-16%), dirigenti e imprenditrici (-13%), lavoratrici delle società che si occupano di servizi finanziari (-22%) e di quelle che offrono servizi alle imprese (-26%).
Anche se oggi il numero delle laureate supera nettamente quello dei colleghi maschi (in Italia le donne sono il 60% dei laureati), a un anno dal conseguimento del titolo, la percentuale di donne occupate è pari al 62%, contro il 66% degli uomini, con differenze a livello retributivo che permangono nel lungo periodo.
Dati che rendono prioritario anche il tema della rappresentanza paritaria, e non solo in politica. Essere uomini e donne, al 50 e 50, ai vertici delle imprese, delle municipalizzate, dei media, degli istituti di credito, è , secondo le donne di Se non ora, strategico oltre che democratico”.
Un primo segnale di discontinuità rispetto al governo precedente e di una nuova sensibilità nei confronti nelle donne è venuta nei giorni scorsi proprio dalla Ministra del welfare Elsa Fornero, fortemente contrariata nell’incontrare il Forum dei giovani completamente al maschile. “Se neanche i giovani hanno la consapevolezza che il contributo delle donne deve essere valorizzato – ha detto la ministra – non si va da nessuna parte”. Inutile dire che condividiamo totalmente le sue parole.
Secondo le donne di Snoq è importante fare sapere alla gente che i tagli che il governo Monti si appresta a fare non saranno neutri, avranno un sesso. Così come i bilanci delle amministrazioni locali.
E su questo le donne staranno con gli occhi aperti. Tagliare le risorse destinate agli asili nido o alle strutture per anziani, (tanto per fare un esempio), non ha particolari ricadute sull’occupazione maschile, mentre penalizzerebbe notevolmente l’occupazione femminile.
Insomma, in un clima di nuova fiducia, le donne vogliono esserci e hanno contributi preziosi da portare.