21 Mag 2013
Modena, 21 maggio 2013
M.SSD a R.L. Un marchio, una sigla, una garanzia, che organizza una decina di società che gestiscono strutture “sportive” e centri fitness sparse fra Toscana, Lombardia ed Emilia: Carpi, Fiorano e Reggio.
Tutte costituite nel giro di pochi mesi, fra il 2011 ed il 2012, tutte con la medesima sigla per marchio sociale, con soci nelle tre citate regioni – e quindi anche modenesi – integrati, alla bisogna, da soci liquidatori salernitani.
Una vicenda truffaldina, già all’attenzione di Federconsumatori, chiamata alla tutela dei diritti degli utenti/clienti – oltre 4.500 – che dopo aver pagato iscrizione ed abbonamento alle palestre, si sono visti frodati con l’improvvisa cessazione dell’attività ed il cambio di denominazione societaria.
E lì se la vedranno in sede civile o penale, ma la stampa locale se ne occupò già qualche mese fa.
Una vicenda però portata anche alla attenzione dell’Autorità provinciale competente per la regolarità e legalità nei rapporti di lavoro, per iniziativa del sindacato Nidil-Cgil .
Il sindacato organizza e gestisce le tutele di lavoratrici e lavoratori che rivendicano e denunciano il loro giusto avere, contrastando le assunzioni irregolari ed iniqui trattamenti e, aggiungiamo noi, per i reati di evasione fiscale, contributiva e societari.
Ma fino a qui, purtroppo, niente di nuovo,a causa di un modus operandi ormai molto diffuso e che fa poca notizia.
Ciò che invece colpisce in questa vicenda sono, oltre agli elementi “tradizionali” di irregolarità diffusa, alcune significative novità che andrebbero colte.
– Una ventina i lavoratori modenesi coinvolti, tutti molto giovani. Ragazze e ragazzi circa ventenni, con tanto bisogno e tanta voglia di lavorare.
– Tutti precari e quindi fortemente soggetti al condizionamento ed al ricatto. Nonostante questo enorme “svantaggio” che zavorra tante aspirazioni e dignità, una decina di questi giovani vince le soggezioni e si rivolge al sindacato e, sopratutto, mette le firme nelle denunce.
– Colpisce la sommatoria e la concentrazione delle avvilenti irregolarità. Contratti sportivi esentasse, fasulli, per non assumere quei giovani e non pagare tasse e contributi, per poi utilizzarli come impiegati, centralinisti, manutentori, pulizie, assistenza ai clienti, contabilità, ecc… Per poi essere pagati saltuariamente, o per niente, o in nero, e considerando irrilevante ogni lavoro straordinario o festivo.
– L’apice del cinismo (che non si accontenta dello sfruttamento), la multi società che gestisce le strutture di fitness per migliaia di clienti, lo supera quando nella denuncia all’Ufficio Provinciale del Lavoro, tutti quei ragazzi dichiarano che ognuno di loro ha iniziato il lavoro dovendo sottoscrivere – su carta intestata della società M.SSD a RL – una “dichiarazione di attività gratuita e volontaria” con l’esilarante motivazione “unicamente per attaccamento ai colori sociali e…pago dei risultati sportivi che si potranno raggiungere” e, naturalmente “sollevando da ogni responsabilità la società nello svolgimento delle attività”: non si sa mai che qualcuno si faccia del male lavorando!
Così, “volontari e gratuiti”, per sette ore di lavoro al giorno e turni su sette giorni settimanali, per parecchi mesi ed, in alcuni casi, per oltre un anno !
– Ad alcuni giovani lavoratori non sono poi state pagate le retribuzioni per parecchi mesi, pur avendo stipulato contratti di collaborazione.
Contratti peraltro impropri ed irregolari, per effetto dei quali, quelle giovani lavoratrici e lavoratori, perderanno ogni tipo di ammortizzatore sociale.
Dopo anni di prediche ideologiche e sopratutto di pratiche politiche di governo, orientate ad esaltare la flessibilità/precarietà del lavoro, a destrutturare diritti e dignità dei cittadini che lavorano,a valorizzare l’individualismo contro le tutele della contrattazione, a trasformare in “furbetti” gli italiani disonesti che evadono e rubano fisco e contributi, senza disdegnare di fare impresa col malaffare organizzato, occorre ricostruire un tessuto sociale e d’impresa fortemente deteriorato.
Tanto che, secondo i dati del Servizio Ispettivo della Direzione Prov del Lavoro, anche nella nostra provincia, nel 2012 i lavoratori irregolari sono aumentati del 63% rispetto l’anno precedente.
Ricostruire e riorganizzare solidarietà e diritti sociali,anche grazie al “normale” coraggio dei giovani umiliati e sfruttati che,come in questa storia, hanno volti, famiglie, cultura e nomi: Annarosa, Giovanna, Stefano, Daniel, Alessandra, Matteina, Cristiano, Marialina, Stefania, Claudio e Veronica.
Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale