29 Ago 2012 flai,
Modena, 29 agosto 2012
La Flai/Cgil di Modena, la Rsu e i lavoratori di Cantine Riunite & Civ sono ancora in attesa dallo scorso maggio dell’incontro con Istituzioni e Azienda sulla vertenza che prevede la chiusura dell’impianto modenese di imbottigliamento di via Polonia, 28 esuberi e il trasferimento a Campegine di circa 40 lavoratori modenesi.
Il 24 maggio scorso, il Sindaco di Modena si era preso l’impegno con sindacato e lavoratori di convocare un tavolo triangolare – Comune, Azienda, Sindacato – per tentare di trovare una soluzione che salvaguardasse occupazione e mantenimento della produzione nella provincia di Modena.
In questi mesi i Sindacati non hanno sollecitato l’incontro consapevoli dell’emergenza provocata dal terremoto nella Bassa modenese, ma ora è giunto il momento di mettere mano all’impegno preso in precedenza.
Cantine Riunite & Civ, è un’azienda in salute, in controtendenza rispetto alla crisi, che ha conquistato la copertina del Gambero Rosso col Suo presidente inserito tra i sette “uomini d’oro” del vino italiano.
865.000 ettolitri di vino prodotti all’anno (115 milioni di bottiglie), 180 milioni di euro di fatturato, margine operativo lordo 15,6 milioni di euro (9,10% del fatturato), flusso di cassa 9,7 milioni di euro (5,4% del fatturato), 130 milioni di patrimonio netto (che raggiunge il 44,5% dell’attivo). Uve pagate ai soci un terzo in più della media di mercato, controllo totale del Gruppo Italiano Vini Spa (250 milioni di fatturato, per 95 milioni di bottiglie). Primo produttore italiano, secondo in Europa, settimo nel mondo. Il presidente Casoli che dichiara: “….Il lambrusco Doc vola nell’export, ed anche i lambruschi Igt, più economici, vanno via come il vento …”
Cosa ci si aspetterebbe da un quadro come questo? Un forte sviluppo dei siti produttivi, un aumento dell’export e dell’occupazione? Macchè ! Evidentemente per ogni “uomo d’oro” ci sono 28 lavoratori di troppo (tanti sono gli esuberi dichiarati dal gruppo cooperativo lo scorso aprile), una fabbrica da chiudere (il sito modenese di via Polonia), il trasferimento di tre quarti dei lavoratori modenesi a Campegine (si sa che siamo tutti per merci a chilometri zero, mentre chi se ne frega se i lavoratori se ne fanno 100-150 km al giorno, guadagnando 1.200 euro al mese!), la cancellazione della filiera cooperativa del lambrusco modenese.
Sindacato e lavoratori chiedono alle istituzioni modenesi un concreto interessamento sulla vertenza anche alla luce del fatto il terremoto mette a rischio d’impoverimento il tessuto economico-produttivo modenese, proprio le aziende in salute potrebbero dare un contributo alla salvaguardia e al rafforzamento del tessuto economico e produttivo.
Per questo Flai/cgil e lavoratori chiedono la ridiscussione del piano industriale, mettendo al centro il mantenimento della produzione e dell’occupazione nella provincia di Modena.
Rsu Flai/Cgil Cantine Riunite & Civ Modena
Flai/Cgil Modena