VERTENZA CASTELFRIGO UN BILANCIO DOPO I PRIMI QUATTRO MESI

19 Feb 2018 castelfrigo, filt, flai, presidio, vertenza,

Oggi, sabato 17 febbraio 2018, siamo al quarto mese della mobilitazione dei lavoratori degli appalti Castelfrigo, una mobilitazione iniziata lo scorso 17 ottobre 2017 e che ha visto uno sciopero ad oltranza dal 17/10/17 al 29/12/17, uno sciopero della fame dal 19/12/17 al 30/12/17, un blocco delle merci dal 06/02/18 al 09/02/18, un presidio permanente sul piazzale della Castelfrigo dal 29/12/17 a tutt’oggi, nonché una serie di iniziative di denuncia pubblica realizzate attraverso manifestazioni sindacali che hanno toccato varie città italiane.

Si tratta di una delle più importanti mobilitazioni realizzate dalla FLAI-CGIL, dalla FILT-CGIL e dalla CGIL di Modena, attraverso la realizzazione delle linee d’azione sindacali sui siti produttivi complessi delineate nella Conferenza d’Organizzazione del 2015 e attraverso specifici progetti, come il Progetto Carni. E’ stata un’attività che ha visto il supporto determinante di numerosi funzionari, delegati e attivisti di tutte le categorie sindacali.

E’ ormai tempo di elencare gli effetti di questa mobilitazione, anche se la vertenza non è chiusa, anche se il presidio continua.

1) Rientrano in Castelfrigo i primi lavoratori espulsi dal sito produttivo. Due lavoratori il 13 febbraio, altri due il 14 febbraio e altri tre il 15 febbraio. Altri due il prossimo 19 febbraio. Sono questi i primi 9 lavoratori rioccupati nelsito della Castelfrigo presi dai 75 cacciati il 29 dicembre scorso. Si tratta di lavoratori che si sono esposti denunciando le false cooperative, impugnando i licenziamenti e avviando la causa legale per il riconoscimento del rapporto di lavoro in capo a Castelfrigo. Questi lavoratori rientrano nel sito, certamente per necessità, ma soprattutto per affermare un principio di dignità del lavoro che la legislazione sta smantellando da almeno vent’anni. Rientrano per dire che un datore di lavoro non può sbarazzarsi di chiunque e non può decidere tutto e l’hanno detto con la CGIL al loro fianco. Dopo tante vertenze, anche sul nostro territorio, in cui il conflitto sindacale porta comunque al definitivo allontanemento dei lavoratori dalla fabbrica, qui si cambia segno. Sappiamo che è una battaglia che non finisce qui, ma che vale la pena di combattere e questi lavoratori stranieri ce lo stanno dimostrando con un coraggio ormai sconosciuto ai lavoratori italiani.

2) Vengono ricollocati in altre aziende i restanti lavoratori espulsi. L’indennità di disoccupazione non è l’unica prospettiva che hanno davanti questi lavoratori. L’Accordo Regionale del 29 dicembre 2017 prevede un impegno di ricollocazione da parte del sistema delle imprese di Confindustria e dell’Alleanza delle Cooperative Italiana. Ad oggi ci sono 19 lavoratori ricollocati in altre aziende. Si tratta di un’attività forte della nostra tradizione sindacale.

3) Vengono raccolti fondi per un sostegno economico diretto ai lavoratori in lotta. La raccolta fondi ha raggiunto la quota di 83.000 euro grazie ai contributi delle strutture della CGIL, dei dipendenti stessi della CGIL, delle collette organizzate nelle aziende, delle formazioni politiche, delle associazioni (es. ANPI) e dei privati. A questi contributi si aggiungono le donazioni in natura ricevute dalle tante persone che sono affluite al presidio: generi alimentari, legna da ardere, ticket al portatore.
I contributi vengono trasformati in buoni spesa per i lavoratori in lotta. Ogni lavoratore riceverà domani, domenica 18 febbraio 2018, un ulteriore buono spesa di 100,00 euro, tanto da raggiungere la cifra complessiva di 950,00 euro a testa. Un sostegno né simbolico né banale. Anche questa solidarietà effettiva, concreta, si lega alla nostra tradizione sindacale.

4) Sono state allontanate le false cooperative dalla Castelfrigo. La pressione esercitata sul sistema delle false cooperative all’interno di Castelfrigo, ha fatto ad oggi collassare quella connivenza all’interno del sito. Ad oggi in Castelfrigo ci sono solo dipendenti diretti e lavoratori somministrati. Le false cooperetive che fanno capo alla famiglia Melone sussistono ancora in altre realtà aziendali, dove però sono oggetto di indagine e di imbarazzo (come nel caso dei finanziamenti pubblici all’Alcar Uno che abbiamo messo in discussione proprio per la presenza della Planet Soc. Coop.). In questo caso l’azione sindacale punta a cambiare il sistema degli appalti e non a utilizzarlo, come di fatto avviene da parte di altri soggetti sindacali operanti sul territorio.

5) Per la prima volta un documento politico sottoscritto dalla Regione Emilia- Romagna, da Confindustria e dall’Alleanza delle Cooperative Italiane, oltre che dalle Organizzazioni Sindacali, riconosce alcuni problemi di fondo prima mai riconosciuti:
• che esiste un “sistema che fonda le proprie radici sulla evasione fiscale e contributiva e la mancata applicazione dei contratti di riferimento nel sistema degli appalti attraverso l’utilizzo delle cosiddette cooperative
spurie e la costituzione di srl ad hoc”;
• che il sistema crea condizioni di lavoro che rasentano “lo sfruttamento sino a spingersi a vere e proprie manifestazioni di caporalato”;
• che “la situazione creatasi con le finte cooperative non è più tollerabile in quanto, minando i diritti fondamentali dei lavoratori, mina la tenuta economica e sociale di queste comunità”;
• che è necessario “affrontare pragmaticamente la situazione del comparto e costruire le condizioni per ritornare ad un modello produttivo che coniughi qualità del prodotto e qualità del lavoro”.

6) Nelle Legge di Stabilità 2018 viene modificato il sistema di controllo e sanzionatorio per le cooperative.

castelfrigo controllo e sanzioni cooperative

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


7) Per la prima volta una Commissione d’Inchiesta Regionale viene attivita sul tema delle false cooperative.

8) Per le situazioni irregolari e illegali denuciate, la vicenda Castelfrigo viene segnalata alla Commissione Parlamentare Antimafia.

Grazie all’impegno di tutta l’organizzazione, si è riusciti a seguire un gruppo di lavoratori di tre nazionalità molto diverse tra loro, per una lotta di sito, per un tempo estremamente lungo, tenendo continuamente alti i toni di denuncia all’opinione pubblica.

Abbiamo deciso di rappresentare gli ultimi, i più ricattabili, i lavoratori degli appalti, perché da loro è venuto il grido di aiuto e perché difendendo i diritti degli ultimi pensiamo di difendere i diritti anche dei più forti. Ai più forti e
tutelati abbiamo chiesto la solidarietà, spesso mancata, perché sempre più spesso prevale chi sfrutta la paura e l’interesse individuale, che sia un imprenditore o, come in questo caso, un sindacato compiacente.
Non abbiamo fatto il sindacato corporativo perché non ci interessa, perché pensiamo di avere il diritto di rivendicare un società migliore per tutti e non solo per alcuni.

 

Modena, 17 febbraio 2018

 

 

 

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